Biografia di Giovanni Bonanno

1954 – Giovanni Bonanno, alias Sandro Bongiani, nasce in Sicilia, nella Valle dei Templi  tra Selinunte e Agrigento.   Attualmente vive a  Salerno.  Da sempre interessato al Naturalismo Integrale, Giovanni Bonanno ha operato  insistentemente ai confini delle soglie disciplinari , in una sorta di fertile e felice contaminazione poetica incentrata sul dato progettuale e utopistico avviato precedentemente a Como da artisti di grande Interesse  come Antonio Sant’Elia , Francesco Somaini e Ico Parisi. Docente Ordinario di Storia dell’Arte , ha vissuto dal 1977 al 2002 in provincia di Como , attualmente opera e vive  a Salerno.

GIOVANNI BONANNO  (Sandro  Bongiani) / Dopo una prima iniziale fase di lavoro, nel 1976 incomincia a definire le sue ricerche a carattere ambientale,  dal 1976 al 1978 lavora sull’espansione di materia attiva, con disegni, progetti, sculture e ambienti. Da 1979 al 1982 serie di lavori sui percorsi mentali, sulle tracce e sui reperti della memoria. Nel 1980 lavora in direzione del “naturalismo integrale”,dal 1983 al 1987 serie di lavori sulle nature alterate e sui contaminanti. Dal 1988 al 2006 serie di  lavori sulla condizione inoggettiva, dove leggere angosce e uno strisciante malessere velato di silenzio, generano una visione nuova che trasforma il veduto in visionario inoggettivo. Ne risulta un accumulo di immagini frantumate e disseminate che definiscono un sistema che si sfalda e si ricompone continuamente, in un gioco sfuggente di figure trascorrenti dentro una temporaneità che approda a silenzio dell’assenza. Una temporaneità, che prolifera e si accumula in catene associative continuamente contraddette, che si fa spazio e senso di rappresentazione Dal 2008 a oggi   nuova serie di lavori sulla condizione Post-Human.

BIOGRAFIA / BIOGRAPHIE

1954 -Nasce  in Sicilia, nella valle dei templi tra Selinunte e Agrigento.
1969 -Sciacca /Studia all’Istituto Statale d’Arte.
1974 -Milano / Conosce Arnaldo Pomodoro
1976 -Milano / Incomincia a definire le sue ricerche a carattere ambientale.
1976 -Termoli / E’ invitato alla ”XXI Mostra d’Arte Contemporanea Castello Svevo”.
1978 -Milano / Conosce Carlo Ramous, Francesco Somaini e Bruno Munari.
1978 -Soggiorna a Parigi.
1978 -Allo studio La Ruota di Como conosce Ico Parisi,l’architetto dell’utopia praticabile che gli presenta il suo progetto “Operazione Arcevia” e lo sollecita vivamente a lavorare in quella direzione di ricerca.
1979 -Como / Mostra Personale “Che succede? ” – Galleria La Colonna (Testo di F. Gualdoni).
1980 -Milano / Mostra Personale “I Percorsi della natura” – Galleria d’Arte Porta Ticinese (Testo di F. Gualdoni).
1980 -Milano / Conosce Pierre Restany e Guido Le Noci della Galleria Apollinaire di Milano.
1980 -Nuova fase di ricerca lavora in direzione del “Naturalismo Integrale”.
1981 -Como / Mostra Personale “Percorsi per un Atlante Im / Possibile” – Galleria La Colonna (Testo di C. Strano).
1983 – Fa parte del Collettivo Artisti di Porta Ticinese e gestisce per qualche anno lo spazio espositivo “NSM- Nuovospaziometropolitano” dentro la stazione metropolitana MM Gioia/linea 2 di Milano.
1984 -Milano /Mostra Personale “Le Tracce della Memoria”–Galleria Nuovo Spazio Metropolitano) . (Testo di F. Legrottaglie).
1984 -Nuova fase di ricerca esegue le “Nature Alterate”.
1985 -Inizia a lavorare nell’ambito della Mail Art.
1985 -A Milano conosce e instaura una profonda amicizia con il poeta visivo Ruggero Maggi, con lui collabora attivamente a diversi progetti internazionali di Mail Art.
1985 -Milano / Mostra Personale “I Germogli dell’attesa” – Galleria Centro Lavoro Arte (Testo di A. Veca ).
1988 -Milano / Primo Manifesto Tecnico della Nuova Non Oggettìvità.
1989 -Mozzate/ Crea L’Archivio Ophen di Documentazione d’arte Contemporanea e di Mail Art
1989 -Mozzate / Mostra Personale “Oltre il Muro” -Archivio Ophen (Testo Personale).
1990 -Milano / Secondo Manifesto Tecnico del Tempo Inoggettuale.
1991 -Milano / Mostra Personale “Condizione Dissipatio” – Galleria Centro Lavoro Arte.
1991 -Olgiate Comasco / Mostra Antologica “Natura-L-Mente”-Villa Camilla (Testo di C. Strano).
1992 -Dopo l’antologica del 1991 si dedica con più insistenza all’attività di Mail artista e di saggista di arte contemporanea curando le pagine dell’arte della rivista “Dialogo” di Olgiate Comasco con saggi e studi su diversi artisti contemporanei.
1996 -Coordina l’attività espositiva dello Spazio Media Immagine di Turate (CO), con esposizioni personali e collettive di artisti contemporanei e anche con progetti internazionali di mail art.
2002 -Si trasferisce a Salerno.
2008 -Nuova serie di lavori sulla condizione Post-Human
2008 ha progettato lo spazio virtuale Ophen Virtual Art Gallery   LINK   (la prima startup lanciata ufficialmente nel 2009), una delle prime piattaforme sotto forma di galleria d’arte virtuale in cui vengono realizzate le mostre on line (4-5 eventi all’anno), aggiornata e rinnovata dal 2021 in modalità molto più efficiente e interattiva.
2009 -Salerno/Mostra Personale “Occupatio-Dissipatio” – Spazio Brancaccio (testo di Sandro Bongiani).
2009 – Inizia l’attività di gallerista con lo spazio virtuale “OPHEN VIRTUAL ART GALLERY”, presente on-line  anche su The Saatchi Gallery di Londra. 2011 – Inizia l’attività del Bongiani Ophen Art Museum, Museo Virtuale di Arte Contemporanea.
2012 – Espone a  Torino con il  “PROGETTO Inviso” – Padiglione  Italia – alla 54° Biennale  di  Venezia, Spazi Padiglione TIBET – Palazzo delle  esposizioni  Sala  Nervi. A cura di Ruggero Maggi.
2014/ Partecipa alla “Biennale Del Fin Del Mundo”, IV edizione 2014/2015 . Paese invitato d’onore: Italia, con il Progetto speciale “Padiglione Tibet” a cura di Ruggero Maggi – Centro Cultural Unzue Mar del Plata, (Argentina).
2016 – Viene selezionato a partecipare come Museo indipendente a i7 Spazi Indipendenti ad Art Verona Art Project Fair 2016 con un site – specific dal titolo ” Crucifixion, Una croce per Shozo Shimamoto.
2020 – Partecipa il 5 dicembre con la RETROSPETTIVA di MAURO MOLINARI “TEXTURES – Racconti e trame per un immaginario gentile”  alla giornata del contemporaneo promossa da AMACI, Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani.

MOSTRE-1976/ Termoli – XXIª Rassegna Castello Svevo – Castello Svevo.

-1980/ Milano – “ Scultura / Giovani “ – Galleria San Fedele. -1981/ Barcellona – XXº Premi Internacional De Dibuix “Joan Mirò” (Spagna).

-1981/ Parigi – Nouveau Salon De Paris – Galerie d’Art Z.L. (Francia). -1982/ Milano – “Appunti” – Galleria Nuovo Spazio Metropolitano.

-1982 /Bilbao – Muestra Internacional De Arte Grafico “Arteder 82 ”.

-1982/ Milano – “Mise en Boìte” – Galleria Nuovo Spazio Metropolitano.

-1983/ Parigi – “34º Salon de la Jeune Peinture” – Gran Palais (Francia).

-1983/ Salsomaggiore Terme – “ Cronache e Indagine “-3ª Biennale d’Arte Città Della Spezia.

-1983 /Barcellona – XXIIº Premi Internacional De Dibuix “Joan Mirò” (Spagna).

-1983 /Torino – I Segnalati della Biennale – Promotrice Belle Arti.

-1983/Tokyo – XXXª Rassegna Internazionale “ Maestri Italiani del disegno e della grafica “ Contemporanea “ (Giappone).

-1983/Acquasparta – 1º Premio Nazionale “Acquasparta “ -Palazzo Cesi .

-1983/Rho – 11º Premio Internazionale di Grafica del Pomero. -1983/Burlada, Estella,Tudela, Sanguesa – “Seleccion de Dibuix del XXIIº Premi Internacional Joan Mirò” (Spagna).

-1984/Los Angeles – Rassegna Internazionale “ Maestri Italiani del disegno e della Grafica Contemporanea” (Usa).

-1985/Villa Di Serio – “ Shadow Project ” – 3ª Biennale d’arte Villa Di Serio. -1985/Nishinomiya – “A Bag from Italy” – Gallery Art Space (Giappone).

-1986/Tokyo – “A Bag from Italy n° 2 – Metropolitan Museum of Tokyo (Giappone).

-1986/ Osaka – “ Italians and Japanesen Artists “ – ABC Gallery of Osaka (Giappone).

-1986/Nishinomiya – “ Cavellini Event” – Gallery Art Space (Giappone).

-1987/Bologna- Arte Fiera 87 1987/Lodi Vecchio – “ America Latina: Miti, Leggende e Magia ” – Sala della Biblioteca Civica Popolare. -1987/Ascoli Piceno – “ Progetto Internazionale sulla Pace ” – Chiostro S. Francesco. -1987/Salerno – “In Forma di Libro” – Laboratorio Dadodue.

-1987/Milano – “America Latina: Miti, Leggende e Magia” – Studio Bramante 39.

-1987 /Pontecagnano F. – “Atlantide ” – Comune di Pontecagnano Faiano.

-1988/Malta – “ Omaggio al Caravaggio “ – Biennale Internazionale di Malta – Museo Mystique d’Arte Moderna.

-1988/Ponte Nossa – “ Time 88 ” Mail Art Project – Galleria Artestudio.

-1988/Ferrara – “Fotocopia della Copy Art” – Centro Attività Visive della Galleria D’Arte Moderna.

-1988/Valva – “In Forma di Libro” – Castello di Valva.

-1988/Kyoto – “Progetto Ombra” – Museum Municipal of Kyoto (Giappone).

-1988/Senigallia – “Fotocopia della Copy Art” – Museo dell’Informazione.

-1989/Gabrovo – “ IXª Biennial of Humour and Satire in The Arts “ – House of Humour and Satire (Bulgaria).

-1989/Kyoto – “ Italian Contemporary Art ” – Municipal Museum of Art (Giappone).

-1989/Oldenzaal – “International Mail Art Project” – Palthehuis Museum (Olanda).

-1989/Milano – “Non solo libri” Rassegna Internazionale di libri d’artista e d’arte postale – Galleria Milan Art Center

-1989)Isbergues – “1789” International Mail Art Exhibition – Maison des Associations (Francia).

-1989/Pisa – “ 1ª Mostra Internazionale di Mail Art Pisa 89 “- Galleria Apap .

-1989/Calexico – “ The International Shadow Project “ – Art Gallery San Diego State University (Usa).

-1989/Lublin – “ Exhbition Labyrinth ” – Galeria Srodek (Polonia).

-1990/Mozzate – “ Tentativo di Appropriazione ” – Archivio Ophen Documentazione Arte Contemporanea.

-1990/Dublin – “ Gesture and Memory ” – Italian Cultural Institute (Irlanda). -1990/Campagna – “ Fifth Stranger Exhibition ” – Museo Civico.

-1990/Pisa – “ Germany / The Dream’s Wall is Open “ – International Mail Art Archive.

-1990/Milwaukee – “ The International Shadow Project “ -Woodland Pattern Gallery (Usa).

-1990/Ponsacco – “ Germany / The Dream’s Wall is Open” -Biblioteca Comunale.

-1991/Milano – “ Arte da e per L’America Latina “ – Castello Sforzesco.

-1991Milano – “ Ray Johnson’s bat tub” – Galleria Centro Lavoro Arte.

-1991/Hildesheim – “Mail Art Project” – Rathaushalle Hildesheim (West Germany).

-1991/Belgioioso – “La Carta dell’Artista” – Castello di Belgioioso.

-1991/Pisa – “Wish of Peace” – International exhibition – Palazzo Lanfranchi.

-1991/Stoke on Trent – “What Changes” – City Museum And Art Gallery (Great Britain)

-1991/Milano – “ Per incanto un’asta diversa “ – Nuova Brerarte S. Paolo Converso.

-1991/Mandello del Lario – “ Non solo libri “ – Galleria Gothic (Como).

-1991/Oxford – “Artweek 1991” – Templars Square (Great Britain).

-1991/Barletta – “ Non solo libri “ – Rassegna Internazionale di libri d ‘artista – Galleria Teatro Curci. -1991/Ponte Nossa – “ Message Earth 90-92 “ – Galleria Artestudio.

-1992/Firenze – “ Progetto 1992 “ – Mostra Internazionale di original Mail Art – Studio d’Arte Il Moro.

-1992/Bologna – “ 30 anni di Mail Art “ – Prima Pagina Gallery.

-1992/Pisa – “ lmages Congress Project “ – Artemisia Arte Contemporanea.

-1992/Spoleto – “ 30 anni di Mail Art” – Spazi Comunali.

-1992/Milano – “1962 -1992 / Omaggio a Ray Johnson” – Galleria d’arte Avida Dollars.

-1992/Arezzo – “ Images About Youth World “ – Ex Autostazione – Comune di Arezzo.

-1993/Milano – “ La Linea infinita di Piero Manzoni “ -Galleria Milan Art Center

-1993/Ravenna – “ Lo specchio “ – Gallery Artestudio Sumithra.

-1993/Bologna – ” Message Earth 93 “ – Centro d’arte Masaorita. -1993/Gabrovo – “ XIª Biennial of Humour and Satire in The Arts ” – House of Humour and Satire (Bulgaria).

-1993/Stoke On Trent – “Are You a Happy Shopper? “ – City Museum and Art Gallery (Great Britain).

-1993/Milano – “Arte Amplificata “ – Centro Ponte delle Gabelle.

-1994/Pisa – “Art without limits e frontiers” – Corte San Domenico.

-1994/Pieve Di Cento – “ Pieve Di Cento e il suo Barbaspein “ – Pinacoteca Civica.

-1994/Milano – “ Erotic Mail Art “ – Spazio Espositivo Pastrengo 2.

-1994/Pordenone – “ Non solo libri / Aquarantacinquegiri ” – Quartiere Fiera.

-1995/Sisuliai – “ Amplified Art “ – Siauliai Art Gallery (Lithuania).

-1995/Roma – “ Remembering Giulietta “ – Galleria Vittoria.

-1995/Milano – “ Tracce di Milano ” – Banca Mercantile Italiana.

-1995/Carrara – “Remembering Giulietta “ – Accademia di Belle Arti (Sala delle Colonne).

-1996/Vilnius – “ Àmplified Art “ – Lietuvos Kulturos Fondas (Lithuania).

-1996/Forlì – “La Preistoria a Forlì “ – XIII Congresso dell’Unione Internazionale delle Scienze Preistoriche e Protostoriche – Comune di Forlì.

-1996/Imola – “ Guglielmo Marconi “ – Cassa di Risparmio di Imola.

-1996/Forlì – “ Mailart Preistory “ – Comune di Forlì -Sala XC Pacifici.

-1996 /Fano – “ From Cinema Archeoleogy To Mail Art “ – Palazzo Martinozzi.

-1997/Turate – “Al di là della linea di Greenwich ” – Turarte / Spazio Media Immagine ( Como ).

-1997/Pisa – “Art’s Myths “ -Accademia D’Arte di Pisa.

-1997/Spilimbergo – “ Come un Gabbiano…” – Galleria d’arte La Torre, Palazzo di Troilo.

-1997/Bologna – “ 1962/1992 “ – 30 anni di arte postale in omaggio a Ray Johnson.

-1997/Budapest – “ Boite/Box “ – Artpool (Ungheria).

-1997/Moscow – “ Mail Art Show in Moscow 97 “ – State Gallery Beljaevo ( Russia ). -1997/Pisa – “ The Monsters “ – Palazzo Delle Poste.

-1997/Sao Paulo – “ 2ª Bienal Internacional De Arte Postal “ Colegio Universitas ( Brasile).

-1998/Roma – “ Recycling Art “ – Palazzo Delle Esposizioni.

-1998/Turate – “ Un Negativo per il Terzo Millennio “ – Turarte / Spazio Media Immagine, (Como).

-1998/Belvedere Ostrense – “ Mail Art Italia “ – Museo Internazionale dell’Immagine Postale, (Ancona).

-1998/Firenze -“Ova“ -Eart Studio/Rosa Degli Eventi.

-1998/Merida – “ Como Ves Extremadura?”-International Itinerant Exhibition of Mail Art –Istituto De Bachillerato Extremadura , (Spagna).

-1998/Pisa – “ A+R+T = Freedom of Thought “ – Saletta Kinzica.

-1998/Castel S. Pietro Terme – “ Libri D’Artista e Poesia Visiva – Sala Ex Fienile .

-1999/Torreglia – “La fantasia non ha limiti “ – Centro Polivalente .

-1999/Sasso Marconi – “ Guglielmo Marconi “ – Sala Mostre del Comune di Sasso Marconi.

-1999/Lurate Caccivio – “ Mail Art per i Diritti Umani”-Biblioteca Comunale.

-1999/Pisa – “ Abstraction: order, instinct or both? “ -Centro Esposizioni Pisa Arte.

-1999/Castel S. Pietro – “ Happy Birthday Castel S. Pietro Terme” – Sala Ex Fienile.

-1999/Jesi – “ Caro Duemila ti scrivo” – Palazzo Dei Convegni.

-1999/Oslo – “H2O”- International Mail Art Exhibition -El Djarida.

-1999/Pistoia – “ Millenium / Strange Days ”- Chiesa di San Leone.

-1999/Sao Paulo – “ 3ª Bienal Internacional De Arte Postal “ Colegio Universitas ( Brasile).

-1999/Latisana , “ Caos/ Villaggio Globale”- Spazi “Attivaria Officina Culturale”,Comune di Latisana.

-1999/Moguer, (Huelva) “ 2ª Bienal Internacional De Arte Correo ” Centenario De La Publicacion De Los Primeros Libros De Juan Ramon Jimenez – Galeria De Arte Fernando Serrano, (Spagna).

-2000/Firenze,- “L’Uovo e la sorpresa, nell’avvento del III Millennio” – Eart Studio / Rosa Degli Eventi.

-2000/Cava De’ Tirreni, – “Remembering Che” – Complesso Monumentale S.Maria al Rifugio,

-2000/Castel S. Pietro – “2000: Anno Mondiale della Matematica “ – Sala Ex fienile.

-2001/Spilimbergo (PN) – ” Donne sotto il Burqua” – Mail art Internazionale – Grand Hotel President. -2002/Sondrio, – ” Donne sotto il Burqa” – Mail art Internazionale – Palazzo Pretorio.

-2002/Tirano,- ” Donne sotto il Burqa” – Mail art Internazionale – Ex Chiesa S. Giacomo.

-2002/Forlì – “ Contemporanea 2002” – Non solo libri / Aquarantacinquegiri a cura di R. Maggi Arte Fiera di Forlì. -2003/Senigallia, “ Digit Art “ – Palazzo Del Duca.

-2003/Macerata, “ Im / Migrazioni, Trasformazioni, Mutamenti Sociali “ – Università di Macerata – (Auditorium S. Paolo).

-2004/Bagheria, “Le sembianze anatomiche“ – Palazzo Aragona Cutò .

-2004/Milano, “ Mail Art allo Specchio / Preview “ –(anteprima) Teatro Franco Parenti.

-2004/Ripe, -“ Nori De Nobili / Mail Art Project“- Centro Polifunzionale di Ripe.

-2004/London, “ Mail Art allo Specchio “ – London Art Biennial 2004 .

-2005/Milano, “Arte e Migrazione“ – Camera del Lavoro di Milano -2005/Gallarate, “ Mail Art allo Specchio “ – On the road Art Gallery -2008/Venezuela, “Iª Bienal Internacional del Pequeño Formato” -Venezuela

-2008/”(Argentina). Galería de la Casa de Los Arcos de Maracay .

-2008/Sanborn, “Senders receive” – Niagara N.C.C.C. Art Gallery (Usa) a cura di Becky Moda.

-2008/ Itami, “Your Documents Please”- Museum of Arts and Crafts – Itami-shi,-Japan ,a cura di Daniel Georges and Rumi Tsuda

-2008/Parksville, “Work,Work,Work” – Mail Art Exhibition – Arrowsmith Gallery (Canada) a cura di Ed. Varney

-2008/Vernoux-en-Vivarais,”Portes et passages”-Space Office de tourisme du Pays de Vernoux,(France).

-2008/San Demetrio Corone,”Typewriter/Macchina da scrivere” Chiesa di Sant’Adriano (CS) a cura di Claudio Grandinetti.

-2008/ Yokohama,”Your Documents Please”- Museum ZAIM e Galerie Paris, Yokohama, Japan , a cura di Daniel Georges and Rumi Tsuda -2008/Arcevia,“Piticchio & the Innocent Mailart”-Ar[t]cevia International Art Festival Sala Del Teatro di Piticchio – Castello di Piticchio Arcevia(An)a cura di Massimo Nicotra.

-2008/Staincliffe, installation “A Flock Takes Flight” -Christ Church Staincliffe, Batley West YorKshire, UK. (Regno Unito) a cura di Gary Cromack

-2008/Baia Mare Maramures, “Green Eyes – Mail Art Exibition”- Florean Museum (Romania)

-2008/Bandon-by-the-Sea, ” Post 2 Coast:97411 ” – Watermark Gallery -Oregon (USA)

-2008/Chajari “Words” – Cultural Center Costantine Caballaro – 6 Feria International Book Chiajari (Argentina), a cura di Silvia Lissa

-2008/ Lecce, “Vasi comunicanti”- Segno, scrittura, comunicazione- Accademia di Belle Arti di Lecce -Virtuale rassegna Internazionale di Mail Art (parte integrante della tesi di laurea di Andrea Piccino relatrice Prof. Donatella Stamer.

-2008/Immenstadt, “Schriftelijke-Image-Teken” Internationale Mail Art -Literaturhaus Allgau(Germania),a cura di Harald Dreher -2008/Maldonado, 4º Muestra de Arte Correo “Homenaje a Ray Johnson”,organizada por edizione del Cementerio, primera exposición itinerante en la Ciudad de Maldonado e de Punta del Este,Uruguay. A cura di Juan Angel Italiano

-2008/Milano,”Cesare Pavese. le colline, il sole” -Mostra Internazionale Di Mail Art – Casa dell’Energia -2008/Victoria, “Mailmania 3 Biennial Exhibition”Spaces Studio J, Victoria, British Columbia-Canada a cura di Dale Roberts, September 18-27,

-2008/ Torino, “Cesare Pavese. Le colline, Il sole” -Mostra Internazionale Di Mail Art – Palazzo Bricherasio.

-2008/ Budapest,”Your Documents Please” -2B Galéria, Hungary, a cura di Daniel Georges and Rumi Tsuda

-2008/Cagliari, “Miniature d’autore” Galleria G28 -Palazzo Marini a cura di Nuria Metzil Montoya

-2008/Vila Nova de Gaia, ” ART IN LOCO 2 / 1 St International Contemporary Art Exhibition – Galeria de Arte Sílvia Soares. A cura di Sílvia Soares (Portogallo).

-2009/Berlin,”Your Documents Please” – Galerie Kurt im Hirsch-Germany a cura di Daniel Georges and Rumi Tsuda

-2009/ Bratislava, “Your Documents Please” – Galeria Z , Slovakia a cura di Daniel Georges and Rumi Tsuda

-2009 /Victoria, “Mailmania 3 Biennial Exhibition”- Gallery at the Vancouver Island School of Art, CANADA, a cura di Dale Roberts

-2009/Cesano Maderno, ” Mille Artisti a Palazzo “-Palazzo Arese Borromeo

-2009/Limbiate, “Arte e follia” -Mail art e dintorni-Spazio PD

-2009/Guadalajara, “Your Documents Please” -Galeria Ajolote Arte Contemporàneo, Mexico – A cura di Daniel Georges and Rumi Tsuda-2009/Bucarest, “Tradition” – Cultural Center Mira, a cura di Ioana Enescu e Dan Tudor Truica,(Romania)

-2009/ Courtenay, “Maurworks 2009” – Cunningham Ford Gallery – Canada a cura di Varney

-2009/Maldonado, 4º Muestra de Arte Correo “Homenaje a Ray Johnson”,organizada por edizione del Cementerio, primera exposición itinerante en la Casa De La Cultura De Rocha, Uruguay. A cura di Juan Angel Italiano

-2009/Junta de Freguesia de Milheiròs, Exbition “Arte Postal/Poesia Visual” – 2° Bienal de Arte de Milheiròs

-2009/AIUD, (Transilvania) – Libertate/Liberty, 14 Edizione Internazionale di INTER-ART artcamp. A cura di Ioana Gruija Savu e Ioan Hadarig. Romania

-2009/Staincliffe, “Crossed” -International Mail Art Project -Christ Church Staincliffe, Batley West YorKshire, UK. (Regno Unito) a cura di Gary Cromack

-2009/Cervia, “Sale Nostrum”- Mail Art Project- Magazzini del Sale.

-2009/Imperia,“Resistenze”- Esposizione di Mail Art – Teatro Bajazzo

-2009/Berlin, “20 years since the Fall of the Wall” – Prenzlauer Berg-Museum a cura di Lutz Wohlrab e Uwe Warnke

-2009/Thessaloniki, “No To Violence” – Aristotle University Thessaloniki (Grecia)

-2009/Maldonado, “Utopía de la comunicación?” – 5º Muestra de Arte correo, Casa de la Cultura de la Ciudad de Maldonado. (Uruguay)

-2009/Coruna, “Radiografia Do Medo” – Biblioteca Falcultade de Ciencias da Educacion. A cura di Imma Doval

-2009/Baia Mare Maramures, “THE DRAWING SALON” – Muzeul Florean, Romania

-2009/Porto Alegre/RS, “III Mostre Internacional de Arte Postal” – Espaco Cultural da Letras & Cia Livraria (Brasil) – A cura di Nadia Poltosi

-2009/Counternay, “Mail Art Olimpix” – Comox Valley Art Gallery – Canada, a cura di Ed Varney-2010/Wendell, “Green Seen Mail Art” – Wendell Free Library, a cura di Christine Tarantino e Richard Baldwin- Massachusetts USA

-2010/Penticton, “Mail Art Olimpix” – Penticton Art Gallery – Canada, a cura di Ed Varney

-2010/Vancouver, “Mail Art Olimpix” – Havana Gallery – Canada, a cura di Ed Varney

-2010/Wells, “Mail Art Olimpix” – Island Mountain Arts Public Gallery – Canada, a cura di Ed Varney

-2010/ Wendell, “Green Seen Mail Art” – Wendell Free Library, a cura di Christine Tarantino e Richard Baldwin- Massachusetts USA -2010/Greenfield, “Green Seen Mail Art” – Baystate Franklin Medical Center, a cura di Christine Tarantino e Richard Baldwin – Massachusetts USA

-2010/ Pontevedra, “Radiografia Do Medo”- Biblioteca Centrale Campus de Pontevedra. A cura di I. Doval

-2010/Bologna, “C’era una volta Pasolini…” – Collettiva, Galleria TERRE RARE.Progetto a cura di Rosa Biagi.

-2010/ San Demetrio Corone,“The Owl/Il Gufo” – IV. Biennale Internazionale Mail Art – Chiesa di Sant’Adriano (CS), a cura di Claudio Grandinetti

-2010/ Scampia, 2° Simposio Internazionale d’Arte Contemporanea di Scampia, “Occhiaperti: guardare, osare, sognare” – Spazio Casarcobaleno

-2010/ Buenos Aires, ” Mi lugar en el Mundo”. (Argentina). A cura di Claudia Ligorria.

-2010 / Vado Ligure, “Io Ti  Video”, Museo Civico di Villa Groppallo, a cura di Spaces – ArteContemporanea.

-2010/  Tigre, “ Objetos   Imposibles” –  Espacio Klee,  a cura di Luis Morado  (Argentina).

-2010/ Gallarate, “GenerAction” – Galleria di Arti Visive dell’Università del Melo di Gallarate (VA)  a cura di Ruggero Maggi

-2010/ Buenos Aires, “La Mejor Flor” – Palacio Barceló, Avellaneda.(Argentina)

-2010/-Victoria, “Mailmania 4 Biennial Exhibition”- Gallery at the Vancouver Island School of Art, CANADA, a cura di Dale Roberts

-2010/- Buenos Aires, Mostra Internazionale “10 x 15 Spazio di libertà”, Gallery Palermo H . Organizzato dal Dipartimento Universitario di Arti Visive, IUNA di Buenos Aires, a cura di Clemente Padin.

-2010/- New York, “Your Documents Please” – Alma in Manhattan Fine Light Inc. – A cura di Daniel Georges and Rumi Tsuda

-2010/ Sarajevo, “ Art Show Universal Langage”- Centro de Estudios Hispánicos). A cura di Nataša Stanišić.

-2010/ Yaroslavl, “Yaroslavl is a glorious city!” – Modern Art Center (ARS-Forum). A cura di Katerina Zmejeva.

-2010/ Weilheim, “Blick aus dem fenster” – Stadtmuseum Weilheim (Germania).

-2011/ Modesto, “Airmail 100 Mail Art Exhibition”- Modesto Art Museum.

-2011/ Eindhoven, “Collecting Mail Art Project” – Stedelijk Van Abbemuseum di Eindhoven (NL) a cura di Miranda Vissers & Diana Franssen.

-2011/ Arcevia, “Tutto un Museo su una parete” – Palazzo Dei Priori (AN).

-2011/ Venezia Mestre, “No Commercial Potential phaze II, the Show” – Garage N.3 Gallery. A cura di Maurizio Follin e Giancarlo Da Lio.

-2011/ Barcellona, “Use a Book” IV Festival Del LLibre d’artista i la petita Edicio’ – Artesania Catalunya. A cura di Elisa Pellacani.

-2011/ Bad Kissingen, “Post Fur Otto” – Bismarck Museum Obere Saline – Germany

-2011/ Venezia Mestre,“No Commercial Potential phaze II, the Show” – Sale espositive Centro Culturale Candiani, a cura di Maurizio Follin e Giancarlo Da Lio.

-2011/ Chaam, “Lists” – The Museum Of Instant Images. QS Gallery. (Pays Bas).

-2011 Lönsboda, “Hommage to Harry Martinson“ – Gylsboda Art-Center, Swede. A cura di Ottmar Bergmann. -2011/Milano, “ Micro² – Collettiva –Circuiti Dinamici Spazio 2. A cura di Anna Epis e Aldo Torrebruno.

-2011/12 – Savona, “Arte di frontiera,armonia dei contrari”, Pinacoteca Civica di Savona – Palazzo Gavotti, a cura di Bruno Cassaglia.

-2012 / Milano, “ Micro² – Collettiva –Galleria L’Acanto, A cura di Anna Epis e Aldo Torrebruno.

-2012/Bologna,“No Commercial Potential phaze II, the Show” – Galleria Terre Rare a cura di Maurizio Follin e presentazione critica di Giancarlo Da Lio.

-2012/ Bologna, “Nice to meet you. How to tell that you are pleased to meet them” – Progetto di Loredana Galante, Arte Fiera stand 35 Espoarte. A cura di Olivia Spatola.

-2012 /Milano, “ Micro² – Collettiva – Auditorium del PIME. A cura di Anna Epis e Aldo Torrebruno.

-2012/ Torino, “PROGETTO Inviso” – Padiglione  Italia – 54° Biennale  di  Venezia, Spazi Padiglione TIBET – Palazzo delle  esposizioni  Sala  Nervi. A cura di Ruggero Maggi.

-2012/ Padiglione Tibet, Progetto di Mail Art INviso, a cura di Ruggero Maggi –  Associazione SalViana, Pianello del Lario (CO).

-2012/ Milano, “ Micro² – Collettiva – Centro Diurno Ospedale San Carlo Borromeo. A cura di Anna Epis e Aldo Torrebruno.

-2012/ Montecarotto, Mostra Internazionale “1962-2012 – 50 Anni di Mail Art”, in omaggio a RAY JOHNSON – Civico Museo della Mail Art, Comune di Montecarotto. A cura di Anna Boschi.

-2012/ Cassino, “Diritti Umani – Il mondo siamo noi” – Spazio “L. G. Pellecchia”. A cura di Mariano Filippetta.

-2012/ Quiliano (SV, “Im[m]agine”,Objet d’art – SACS / Spazio Arte Contemporanea Sperimentale, Sala Polivalente, – a cura di Renato Cerisola e Cristina Sosio.

-2012/ Roma, Premio Terna, Mostra online.

-2012/Milano, Micro² – Collettiva internazionale di opere di piccolo formato, Rocco Basciano Art Gallery. A cura di Anna Epis e Aldo Torrebruno.

-2012/ Chaam,  “Scooldays  in Artlife” – The Museum Of Instant Images. QS Gallery. (Pays Bas).

-2012/ Ponte Nossa, “1992 / 2012 DECENTRALIZED WORLD WIDE NETWORKER CONGRESS AND INTERACTIVITY” – Artestudio Morandi. A cura di Emilio Morandi.

-2012/ Roanoke, “1992 / 2012 DECENTRALIZED WORLD WIDE NETWORKER CONGRESS AND INTERACTIVITY” – A cura di Jim Leftwich Keith Buchholz. (USA).

-2012/ Odzaci, “1992 / 2012 DECENTRALIZED WORLD WIDE NETWORKER CONGRESS AND INTERACTIVITY” – Multimedial Art Studio / MAS Gallery. A cura di Nenad Bogdanovic (Serbia).

-2012 / Cornwall, “1992 / 2012 DECENTRALIZED WORLD WIDE NETWORKER CONGRESS AND INTERACTIVITY” – The Exchange Gallery. A cura di Rebecca Weeks Regno Unito.

-2012/ Caiazzo, “John Cage Mail Art …. Supposing” mostra internazionale di mail art realizzata per il primo centenario della nascita di John Cage – Palazzo Mazziotti (CE), a cura di Angela Caporaso.

-2012/ Milano, MICRO & BOOK – Circuiti Dinamici, Spazio 2. A cura di Anna Epis e Aldo Torrebruno

-2012/ Montegrotto Terme (PD),  “Biennale Internazionale del libro d’artista”, Museo Internazionale del Vetro – Queenartstudio di Padova, a cura di Maria Grazia Todaro.

-2012/ Milano, “Giordano Bruno”,  M a i l A r t P r o j e c t -Tufanostudio25.  A cura di Rosanna Veronesi  con la collaborazione di Gretel Fehr e Ornella Garbin.

-2012- 2013/ Salerno, “ In Forma di Francobollo/ 70 Years di Marcello Diotallevi” – Spazio Ophen  Virtual Art Gallery. A cura di  Giovanni  Bonanno

-2012/ Vancouver Island, “Mayworks 2012 – Festival of Labour  & The Arts – Nanaimo Art Gallery. A cura di Ed Varney.-2012/ Milano, Mostra Collettiva “Economia Mistica” – Teatro Filodrammatici – A cura di Patrizia Gioia.

-2013/ Milano,” Inviso” progetto di Mail Art – Spazio Mantegna, a cura di R. Maggi

-2013 Milano, Micro2 I Micro&Book, Atelier Chagall. A cura di Anna Epis e Aldo Torrebruno -2013/Rivarolo Canavese . “International Mail Art 2012-13” – Areacreativa42, Casa Toesca. A cura di Giulia Chiono.

-2013/ San Francisco, “Gutai” – San Francisco Art Institute Walter And Mcbean Galleries – A cura di John Held Jr, and Andrew McClintock.

-2013/ Salerno, “Wunderkammer Artistamps And Cabinet Of Curiosities” – Spazio Ophen Virtual Art Gallery. A cura di Giovanni Bonanno

-2013/ Sesto San Giovanni, “Micro2 – Micro&Book. Collettiva internazionale itinerante di opere di piccolo formato e libri d’artista – Spazio Contemporaneo Carlo Talamucci. A cura di Anna Epis e Aldo Torrebruno

-2013/ Darmstadt, “Friede den Hütten“ – Krieg den Palästen. A cura di Norbert Koczorski,2013

-2013 / Stella Cilento, “Segni d’automazione” – 10° Rassegna d’Arte Contemporanea – Spazio “Rosa Niglio Itri”. A cura di Marcello Francolini.

-2013/ Olgiate Comasco, “Arte sotto le stelle” – Spazio Medioevo. A cura di Roberto Crimeni

-2013 / Venezia, “Padiglione Tibet” – 55° Biennale di Venezia 2013, Santa Marta – SpazioPorto. A cura di Ruggero Maggi.

-2013/ Torino, “Il gesto creativo e la parola” seconda edizione della mostra internazionale sul libro d’artista, esposizione del progetto AMACI, Giornata Del Contemporaneo. Biblioteca Civica Villa Amoretti – A cura di Mariella Loro.

-2013/ Venda Nova, “ A Day Like This” International Mail Art Exhibition 1- Galeria Espaço Artever, Portogallo.

-2013, Caracas, “Francobolli d’artista: Aviazione Civile” Circulo Militar de Caracas – A cura di Guroga & Enzo Correnti.

-2013/ Milano, “Micro2 – Micro&Book” – Collettiva internazionale itinerante di opere di piccolo formato e libri d’artista – Spazio Circuiti Dinamici. A cura di Anna Epis e Aldo Torrebruno.

-2013/ Chaam, “Visions of Bosch” – Jherinimus Bosch Art Center. A cura di C. Gijsen & E. Honders.(Olanda)

-2014/ Milano, Mostra Collettiva Internazionale Micro2 – Palazzo Isimbardi. A cura di Anna Epis e Aldo Torrebruno

-2014/ Venezia Mestre, Collettiva “Il Mito di Lord Byron”, 3D Gallery – A cura di Adolfina De Stefani, Daniele Sartori, Giulia Pistone.

-2014, Viareggio, “G.A. CAVELLINI 1914-2014 – I FRANCOBOLLI DEL CENTENARIO” Palazzo Paolina. A cura di Vittore Baroni

-2014,Salerno, Collettiva Internazionale “Virtual Underground” – Spazio Ophen Virtual Art Gallery. a cura di Giovanni Bonanno. Aprile 2014

-2014/ Ponte Nossa, “Cavellini Centenary” – ARTESTUDIO MORANDI. A cura di Emilio e Franca Morandi.

-2014/ Comune di San Donato Milanese,“Micro&Book” Libri d’artista Reali e Virtuali/ Collettiva internazionale itinerante di opere di piccolo formato e libri d’artista – Spazio Circuiti Dinamici. A cura di Anna Epis e Aldo Torrebruno. Cascina Roma.

-2014/Salerno, “Ibridi Fogli” – Pinacoteca Provinciale di Salerno. A cura di Antonio Baglivo e Vito Pinto.

-2014/ Cairo Montenotte – “GAC/NEXT/CENTURY”, Mostra del Centenario di GAC – Biblioteca Civica di Cairo Montenotte.

-2014/ Victoria – Mailmania 5, International exhibition,- Slide Room Gallery. A cura di Dale Roberts. (Canada)

-2014/ Arizona – “I BELONG, Who´s handicapped – you or me?“ – Phoenix Art Museum, Usa. A cura di Vanessa Davidson e John Held, Jr

-2014/ Rosignano Marittimo, “Videoterrazza per Gac” – A cura di I Santini Del Prete. 2014/Juminkeko,Kuhmo “Kalevala Progect” – a cura di Miranda Vissers(Fillandia).

-2014/ Napoli, “Olè 01 /Big Splash” – Palazzo Reale- A cura di Caterina Davinio.

-2014/ Verona, “Progetto Interference”, 10° Ed. di ArtVerona – A cura di Add-Art.

-2014/ Victoria, “Rainbow” – Slide Room Gallery. A cura di Mailarta.

-2014/ Capua, Suoni e Visioni/Tecnologia Creativa con l’installazione “Artisticamente una partitura mail art” – Palazzo Fazio. A cura di Angela Caporaso.

-2014/ Torino, “Krowten” omaggio ad Alfio Fiorentino – THE ROOM. A cura di Carla Bertola e Alberto Vitacchio.

-2014/ Salerno, “Mise en Boite / Quasi un’opera collettiva” – Spazio Ophen Virtual Art Gallery A cura di Giovanni Bonanno

-2014/ Mar del Plata, “Biennale Del Fin Del Mundo”, IV edizione 2014/2015 . Paese invitato d’onore: Italia, con il Progetto speciale “Padiglione Tibet” a cura di Ruggero Maggi – Centro Cultural Unzue (Argentina).

-2014/ Phoenix, “Focus Latin America: Art Is Our Last Hope”, Phoenix Art Museum, Arizona. A cura di Vanessa Davidson e Jhn Held Jr.

-2015/ Roma, “Madonnina Social Pop” – Studio . Ra Contemporary Art. A cura di Raffaella Losapio.

-2015/ Ljubljana, “Mail Art Disruption” Galerija Skuc, Ljubljana, Slovenia, A cura di Tatiana Bazzichelli e Vittore Baroni.

-2015 / Casalmaggiore, Mille saluti da Casalmaggiore, Dalle cartoline storiche alla Mail Art. Museo Diotti. A cura di Ruggero  Maggi e Tiziana Priori

-2015 / Napoli,  Terza Biennale del libro d’artista  PAN Palazzo delle Arti. A cura di Giovanna Donnarumma, Gennaro Ippolito e Ruggero Maggi

-2015/ Venezia Mestre, La Via” – Way Pavilion International – Garace n° 3 Gallery. A cura di Maurizio Follin.

-2015 – Phoenix, “Focus Latin America: Art Is Our Last Hope”, MonOrchid Gallery, Arizona. A cura di Vanessa Davidson e Jhn  Held Jr.

-2015, Montalbano Jonico, Spazio Permanente Melchiorre Da Montalbano

-2015- Salerno / “ Ibridi & Simili” – Mostra internazionale di libri d’artista e della piccola editoria a cura di Antonio Baglivo e Vito Pinto – Biblioteca Provinciale di Salerno

-2015, Salerno/ “Virtual Fluxus Poetry” – Shozo Shimamoto 1928-2013. Spazio Ophen Virtual Art Gallery . A cura di Giovanni Bonanno.

– 2015, La Spezia/ “LIGHT MATTERS. Questioni di Luce” – Palazzo Delle Arti della Spezia. A cura di Tiziana Clara Luisi e Alessio Guano.

-2015/ Milano “Dal cartaceo al digitale  per EXPO 2015” – Spazio Filatelia di Milano. A cura di  Monica Scardecchia.
-2015, Salerno/ “Virtual Fluxus Two” – Shozo Shimamoto 1928-2013. Spazio Ophen Virtual Art Gallery 2.0 –  A cura di Giovanni Bonanno
-2015 / “Dal cartaceo al digitale per EXPO 2015” – Spazio Filatelia di Milano. A cura di Monica Scardecchia.
-2015/ Quiliano, “Diffusa”, Collettiva virtuale con Giovanni Bonanno – Bruno Cassaglia – Renato Cerisola – Ruggero Maggi – Cristina Sosio (Biblioteca Civica A. Aonzo) – Spazio espositivo virtuale del SACS – A cura di Cristina Bosio.

-2015, Salerno, “Collettiva Internazionale “Ottanta Ben Vautier” – Spazio Ophen Virtual Art Gallery 2.0 -. A cura di Giovanni
-2015, Scafati,/ “Pompei, L’Archeologia e il Vesuvio” – Real Polverificio Borbonico. – A cura di Domenico Severino.

-2015, Canada de Gomez / 4° Evento Internacional de Arte Correo – Museo de Arte Canadense- A cura di Rosa Gravino.

-2016, Pavia/ “Padiglione Tibet” . Castello Visconteo – A cura di Ruggero Maggi.             -2016, Enna/ “No Muos Mail Art”. Galleria Civica  di  Enna – a cura di Cinzia Farina       – 2016, Salerno / “What would  you put in the hat of Joseph  Beuys”, Spazio Ophen Virtual  Art Gallery – a cura di Giovanni Bonanno con  Presentazione critica di Marcello Francolini.

-2016, San Demetrio Corone (CS) / “LA GUERRA – THE WAR” – VIIª Biennale Internazionale Mail Art-2016 – Collegio Chiesa di Sant’Adriano – A cura di Claudio Grandinetti.

-2016, Marcianise / “Tossica” – Palazzo della cultura. A cura di Angelo Coppola

-2016, Genova / Ben Patterson’s Memorial Day – Galleria UnimediaModern, Palazzo Squarciafico – A cura di Caterina Guasco.

-2016, Verona / Crucifixion, Una croce per Shozo Shimamoto / Art Verona, Art Project Fair 2016.  Site-specific  a cura di Giovanni Bonanno

-2016, Gallarate / TERRA | materia prima – Galleria dell’Università del Melo di Gallarate. A cura di Ruggero Maggi.

-2016, Castel S. Pietro Terme / “Homage Pig Dada” – Remembering Baudhuin Simon, (XII Edizione Giornata del Contemporaneo) a cura di Anna Boschi.

-2016, Caiazzo / “Sugli alberi le foglie” – Palazzo Mazziotti. A cura di Angela Caporaso.

-2017, Kurt Schwitters 1887- Kurt Merz Ecology, Spazio Ophen Virual Art Gallery, a cura di Giovanni Bonanno.

-2017, Brescia / “Dadaclub.online” , Spazio Contemporanea – A cura di Fabio Paris, con presentazione di  Domenico Quaranta e Piero Cavellini.

-2017, Gallarate / “GenerAtion” , Museo MA*GA – A cura di Ruggero Maggi

-2017, Prima Biennale di Arte Postale a Venezia, Palazzo Zenobio, A cura di Ruggero Maggi. 57° Biennale Internazionale di Venezia.

-2017, Monza /  “Los Angeles”  – Serrone della Villa Reale di Monza . A cura di Daniele Crippa e Bellavite  Non SoloCarta.

-2017, Salerno /  DADO&CO, Materiali d’archivio 1977 – 2017 – Archivio di Stato di Salerno. A cura di Antonio Baglivo e Vito Pinto.

-2018, Praia a Mare / Ibridi e Simili – Mostra di libri d’artista, a cura di Antonio Baglivo – Museo Comunale di Praia a Mare.

-2018 Roma / Collettiva Internazionale Maestri Internazionali del Libro d’Arte “Una Metropoli che balla” Soundriver Recording, Roma – A cura di Patrizio Maria, Gabi Minedi, Joe Gabriel Walsh. -2018, Palermo/ Scritture d’artista, Artisti per il Museo Sociale a Danisinni. A cura di Nicolò D’Alessandro e Enzo Patti – Palazzo Sant’Elia.

-2018, Salerno / “SELFIE / Searching for Identity” – Spazio Ophen Virtual Art Gallery – A cura di Sandro Bongiani

-2018 – Viareggio / Ritratto con cappello – Progetto internazionale di arte postale Edificando 2018 – Officina di arte Fotografica e Contemporanea. A cura di Maya Lopez Muro.

-2019 – Palermo / Avvistamenti #1, TRA SCRITTURA E IMMAGINE, Museo Sociale Danisinni – A cura di Enzo Patti

-2019 – Venezia / Padiglione Tibet, ART NIGHT VENEZIA, Magazzini del sale, Reale Societa’ Canottieri Bucintoro – A cura di Ruggero Maggi

-2019 – Napoli / 5 Biennale del libro d’artista. Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore – A cura di Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma

-2019, Porto Sant’Elpidio, Rassegna Internazionale “omaggio a Fausto Paci” –  Villa Baruchello, A cura di Lucia Spagnuolo

-2019 Sarno, “Ernesto  Terlizzi Da Matera a Matera, “70 Years Ernesto Terlizzi”– Spazio Tekla a cura di Giovanni Bonanno

-2019 Salerno, “70 Years Ernesto Terlizzi” – Spazio Ophen Virual Art Gallery, a cura di Giovanni Bonanno.

-2019, Siena, “Angeli e Artisti” Santa Maria della Scala, a cura di Daniele

-2019, Campagna, “1968”, Chiostro ex Convento Agostiniani –  A cura di Domenico Severino

-2020Sant’Oreste (Roma), IX Edizione Internazionale Il “Felliniano” Mondo,  Museo Comunale di Palazzo Caccia, a cura di Tiziana Todi.

-2020, Venezia, “Ricordando il movimento FLUXUS”, Galleria VsisioniAltre, a cura di Adolfina de Stefani.

-2020,  Salerno,”GlobalViralEmergency / Fate Presto” – Spazio Ophen Virtual Art Gallery. A cura di Sandro  Bongiani

-2020,  Salerno, “Artistamps / Interfolio all’Enciclopedie Covid-19” – Ophen Virtual Art Gallery. A cura di Sandro Bongiani

-2020,  Salerno,  “Fragilità e distacco / 70 Years Ruggero Maggi – Spazio Ophen Virtual Art Gallery. A cura di Sandro  Bongiani

-2021, Alicante, Spagna – Biennale del libro d’artista, “Mediterraneus | ars liber”, RASSEGNA INTERNAZIONALE DEL LIBRO D’ARTISTA – Museo del Mar Castillo Fortaleza Ayuntamiento de Santa Pola – Alicante España. A cura di Giovanna Donnarumma Gennaro Ippolito

-2021, Casalmaggiore (CR),  “L’Amazzonia deve vivere”, Rassegna internazionale di arte postale – Museo Diotti, a cura di Ruggero Maggi.

-2021, Camerata Cornello (BG), “Mail Art- quintessenza della comunicazione creativa”  – Museo Tasso e della storia postale di Camerata Cornello, a cura di Ruggero Maggi

-2021, Guardamiglio (LO), “Padiglione Birmania”, Palazzo Zanardi Landi, a cura di Ruggero Maggi

-2021, Brescia (BS),  “Mask Over The Mask / secure the GAC mask from Covid-19”, Galleria Ken Damy Visual Art, a cura di Ruggero Maggi e Pier Roberto Bassi

-2022, Rho (MI), “Metafora” – Sala delle Colonne di Villa Burba a cura di  Ruggero Maggi

-2022, Bacoli (NA), “Mediterraneus Ars Liber” – Casina Vanvitelliana parco del Fusaro, a cura diGiovanna Donnarumma, Gennaro Ippolito, Enzo Trepiccione e Vittorio Vanacore.

-2022, Biella, “Cura di sé e dell’altro” – Fondazione Pistoletto Città dell’arte, in collaborazione con Cittadellarte e Fondazione Bonotto.

-2022,Castel S.Pietro Terme (BO) “Il dramma della… pandemia” – Studio d’Arte FC, a cura di Anna Boschi.

-2022 Salerno, “Marginal Artistamps History 1924  – 2021” – Galleria Sandro Bongiani Vrspace, a cura di Sandro Bongiani

-2022, Quiliano (SV), Padiglione Ucraina, SACS – Museo Dinamico della  Mail Art di Quiliano,  a cura di Ruggero Maggi

-2022,  Salerno, “Un uccellino per la rinascita”, – San Pietro a Corte, a cura di Pietro Lista e Rosa Cuccurullo.

-2022 – Salerno,  Collettiva Internazionale “Ray Johnson, Relazioni Marginali Sostenibili / TWO”,  Sandro Bongiani Vrspace, a cura di Sandro Bongiani

-2022, Saronno (VA), Mostra Internazionale di Mail Art “60 Anni  di Arte  Postale 1962 – 2022”, Ufficio Postale  di Saronno, a cura di Ruggero Maggi e Poste Italiane

 GAC165 - Giovanni Bonanno - Italia
 LA  CRITICA
-I PERCORSI DELLA NATURA 1978, di Giovanni BONANNO

“Non c’è un’opera, ma soltanto un agire: Le DIS-AMBIENTAZIONI”

La mia costante e seria preoccupazione è sempre stata diretta alla realizzazione di un evento. Per questo, credo, che l’opera non dovrebbe rappresentare, ma piuttosto significare; il valore è nell’operazione e non nel solo prodotto. L’arte per molto tempo è stata concepita come prodotto, come oggetto staccato e separato da investire sia di un valore merceologico, sia di un valore culturale da conservare religiosamente. Ormai, non credo più alla scultura, o almeno al concetto di scultura che si aveva un tempo, è inutile concepire ancora dei tralicci; strutture isolate dal contesto reale, frammenti di realtà nella realtà. Il paesaggio, quindi, è il luogo delegato a registrare e ad accogliere gli interventi dell’artista. Per me è impossibile un’attività artistica senza una presa di coscienza con la natura, con lo spazio, con la terra, Per documentare ciò mi sono servito della fotografia, tuttavia, rimasto deluso di alcune foto (avevano documentato pochissimo) ho sentito la necessità di operarvi sopra, manipolarle. La manipolazione, per me, non è un ritocco per aggiustamento, bensì una modificazione negativa della natura. Per me, agire nello spazio (spazio fotografico) è pur sempre un segnare la natura, un percorrerla mentalmente, per sperimentare l’oggettività. Credo che l’oggetto separato dall’agire è inutilmente reale, ha un grado minore di esistenza e di durata, quindi conta solo l’atto vitale.Attualmente mi interessa agire su una superficie(la superficie fotografica della natura)ed associare le due nozioni essenziali della mia ricerca: Spazio reale (reperto fotografico) e potenziale distruttivo (liquido in espansione).Ogni volta constato che le due nozioni vengono ad interferire tra loro e a stabilire scontri urti e attriti. Infatti la superficie,la natura, quasi sempre viene modificata da misteriose presenze,(potenziale distruttivo)da colate di materia liquida in espansione.Queste misteriose presenze sono segnali di allarme,che percorrono la natura segnandola definitivamente, cercando così di violentare un ordine prestabilito e accettato che passa per armonico. Questi eventi nascono dal basso,dalla terra,perchè adoperano il percorso come luogo,campo e corpo dell’evento.La cosa che più m’interessa,per ora,è quella di occupare anche mentalmente vaste superfici.Questo bisogno incontenibile di fisicità, di fluidificazione spaziale,mi spinge ad abbracciare la “noosfera”,la sfera delle nozioni impalpabili.A questo punto,non mi resta che ricorrere al disegno, alla manipolazione come tecnica manuale di espressione per progettare spazi e campi vasti di grande dimensione,per acquisire una libertà di comportamento che con la scultura (intesa in senso tradizionale) mi era negata. Secondo me, c’è una scultura che diventa oggetto, c’è una scultura che si può realizzare solo estemporaneamente per il gusto di farla e subito distruggerla(Cristo Javacheff),c’è infine,la scultura che si può solo pensare;la mia. Quindi non sono interventi realizzati e neanche progetti da realizzare,sono progetti realizzati, eventi dove qualcosa si è lo stesso rivelato e manifestato: il liquido scende e automaticamente annulla la natura, la vita.Tutto questo per me è segnale di minaccia, di morte. Il fare resta irrazionale,un atto di vita esposto alla negazione.Del resto vivo e lavoro nel dubbio, il senso della distruzione, della morte,sono i motivi primari che mi spingono a progettare,a creare,a manipolare.Quindi ciò che faccio non è un duplicato ridotto dell’universo reale,è tuttaltro che decorativo, elegante, mimetico; è l’espressione di una ossessione,uno straniamento,un momento irrazionale,un Blow op mentale che ci riconduce alle origini.In definitiva è un evento di tipo vitalistico ed esistenziale, dove il gesto del manipolare determina un tramite tra noi e la realtà,un gesto capace di instaurare relazioni,rivelare e soprattutto mettere in dubbio certezze che sembrano verità.

Flaminio Gualdoni ( Presentazione Cat. ed. Galleria La Colonna -Como) Gennaio 1979 I connotati fondamentali delle operazioni di Bonanno inseriscono l’artista siciliano in quell’area di ricerca, viva e vitale, che affonda le sue radici nell’environment e, innervata degli stimoli di minimal e land art, costituisce uno dei settori più fertili del concettuale. L’intervento nella/sulla natura, nello/sullo spazio non si motiva per Bonanno nella necessità di verificare asetticamente la polarità tra l’artefatto e il naturale come normale articolazione dialettica entro cui si produce progresso, ma come violenta mozione disequilibrante e destabilizzante all’interno di un ordine stabilito e accettato per armonico: al di fuori di qualsiasi metafora sulla virtualità dell’operazione artistica, anzi rivendicandone l’effettualità all’interno di uno spazio reale, fisico e vissuto. Atto di negazione profondamente consapevole, gesto provocatoriamente arbitrario, l’operazione di Bonanno frantuma in realtà un ordine apparente o quantomeno relativo e recupera ad una diversa dimensione cognitiva quegli stessi elementi primari che lo costituivano. Scevre da qualsiasi suggestione di tipo edonistico e estetico, le dis-ambientazioni di Bonanno negano il normale nella loro prepotente carica liberatoria: dietro ad esse emerge, utopica, la volontà di un nuovo equilibrio.

 
-Flaminio Gualdoni  (Dello spazio di natura, Bollettino n° 1 ed. Galleria P.ta Ticinese-. Milano novembre 1980)
A partire dal 1976 Giovanni Bonanno ha definito in maniera chiara e inequivocabile le sue ricerche come indagini trasgressive a carattere ambientale. I’environment, il progetto, il fotomontaggio (pratiche, tutte, che abbiamo ritrovato presenti pariteticamente nella mostra “Che succede?”, a Como) sono altrettanti strumenti attraverso cui egli ha dato vita al suo intervento nella/sulla natura, nello/sullo spazio, con una gamma di riferimenti che andava, negli anni passati, dalla minimal, alla land art, da certe esperienze ‘povere’ alla scultura urbana. Alla radice delle sue dis-ambientazioni era la necessità non di verificare asetticamente, nella virtualità della pratica estetica, la polarità tra l’artefatto e il naturale, ma piuttosto di produrre violente mozioni disequilibranti e destabilizzanti all’interno di un paesaggio fisico biecamente ‘normale’ . Sotto questa tensione liberatoria e, per certi versi, utopica, correva tuttavia il filo di un’ambiguità irrisolta. Certo, era già ben evidente che, nonostante le diverse e atipiche modalità di intervento, Bonanno intendeva collocarsi entro i margini dello specifico della scultura, verso il quale formulare sì eccezioni di tipo disciplinare, ma solo per rigenerarne quell’intima tensione di partecipazione storica che la mera attività di formazione plastica sembra avere perduto. Tuttavia, lo svariare in chiave sperimentale dalla scultura solo progettata a quella effettivamente realizzata entro i margini angusti dello spazio espositivo, e da questa ancora al fotomontaggio, in cui recuperare effettivamente l’ambiente storico di vita, lasciava ancora aperta la porta a dubbi sui connotati e sulla portata reale degli interventi. Ora, con l’ultima serie di lavori, Bonanno ha sciolto anche questo residuo nodo di lettura, assumendo come pratica esclusiva quella della manipolazione fotografica. Una scelta, questa, che non comporta riduzioni o restringimenti nel suo orizzonte concettuale, ma anzi una lucida puntualizzazione di quell’eversione ambientale che rappresenta il nucleo motore della sua ricerca. In queste ipotesi di macrointerventi naturali l’artista si misura direttamente, senza filtri metaforici, con il paesaggio, la sua fisionomia e le sue intime componenti costitutive: e la fotografia non ha più l’angusta e precaria dimensione intellettuale del progetto, ma piuttosto l’immediatezza provocatoria del documento, che la manipolazione sovraccarica di una quota di comunicazione ideologica che fa leva sulle corde risonanti dell’immaginazione. Letto in questa logica, il gesto di Bonanno non è più in alcun modo un evento comunque strutturante ma, nella sua impraticabilità concreta, si presenta come manifestazione assoluta di un impulso eversivo: è, il suo, un gesto clamoroso su uno dei grandi temi esistenziali dell’uomo.
-C. Strano (come trasgredire la land art) , “Natura Integrale”, Milano n° 13-14 1981
La land art per Giovanni Bonanno opera virtualmente. Il giovane artista siciliano non “interviene” con segni, indicazioni, percorsi in maniera diretta sulla natura, bensì sul reperto ambientale. Una sorta di metalinguaggio della land art, dove ha molto gioco il frammento dell’immagine, della memoria. Non c’è parodia del comportamento, giacchè il suo comportamento è “freddo” e trascende la fisicità per avvicinarsi a posizioni concettuali.Sennonché, ’immagine “naturalistica” ch’egli offre diventa elastica: oltre che come oggetto di transfert del comportamento, può essere assunta come valore oggettuale.

-Franco Legrottaglie Presentazione Cat. ed. Galleria Nuovospaziometropolitano- Milano Gennaio 1984 Tutto può rientrare nella sfera delle umane possibilità di “protezione” e di “garanzia”,e Christo ce lo dimostra attraverso le sue operazioni di impacchettamento di ogni sorta di “dimensione esistenziale” (il Colosseo, l’intero territorio di uno stato americano ecc.). Allora il mondo è ancora esperibile? Giovanni Bonanno ne è convinto e integra il concetto di ”protezione” e di “garanzia” con quello del “recupero” organico (che non è “riappropriazione”) de la dimensione stessa. Analizza la sua storia e, ponendola al confronto critico del mondo contemporaneo, ne ricava una sorta di coscientizzazione del “negletto” da cui contemporaneamente emergono le contraddizioni dell’uomo e la rivincita del tempo sullo stesso. Bonanno, quindi, vitalizza e rende fruibile. Scopre “ruderi” parlanti, che implorano sopravvivenza, ne capisce il linguaggio e, come Christo impacchetta la struttura dimensionale perchè crede nella “capacità del mondo”, Bonanno ne traduce il messaggio in termini di progetto culturale conseguendo la prova inequivocabile della sua esperibilità.Milano, marzo 1985 Alberto Veca Quando Giovanni Bonanno ha iniziato a disporre sul pavimento i disegni della sua recente produzione, che costituiscono la parte principale delle opere esposte in questa occasione, avevo, nella memoria e nell’archivio dei documenti, minuziosi interventi, sempre grafici, sul paesaggio (disegni, fotomontaggi) e oggetti tridimensionali in poliestere colorato, anch’essi “mimesi” di un landscape naturale in cui emergevano o venivano segnalate tracce, percorsi ambiguamente allusivi a un intervento umano o a una sedimentazione vegetale. Ora appunto il paesaggio da lontano si offriva vicino, dall’indefinito di una porzione del piano e del orizzonte a uno spazio ridotto, mentale, al suo rapporto subordinato con una figura e un piedistallo colto nel la freddezza della rappresentazione assonometrica. E la figura ha assunto il contorno ambiguo del riferimento contemporaneo all’universo dell’organico come dell’artificiale. Cercare di puntualizzare allora l’attuale fase di lavoro di Bonanno parte proprio da alcune limitate considerazioni sulle tappe immediatamente precedenti e che risultano sinteticamente esemplificate nella pubblicazione “Le tracce e i reperti” edita nel 1983. In quella occasione il processo ambientale della stanza veniva messo a paragone con quello del territorio, colto significativamente nella opposizione fra un piano e un alzato, fra il rilievo e la pianura. L’immagine “ovvia” del paesaggio veniva aggredita con un intervento grafico, un segnale o una figura che alternativamente potevano travolgere o evidenziare i “segnali” naturali: il cambiare della materia, i disegni dei rilievi, le fratture e le forme che gli agenti atmosferici avevano determinato. Gli interventi grafici tendevano a significare ulteriormente queste trasformazioni, potevano anche giungere a uno stravolgimento dell’immagine di partenza, della realtà. Il secondo aspetto dell’intervento di Bonanno conosceva una divaricante soluzione : da una parte la realizzazione di un modello in scala ridotta del “paesaggio”, allora una miniaturizzazione in tridimensione, un modello su cui le tracce lasciate, i percorsi evidenziati, potessero materialmente assumere il ruolo protagonista rispetto al volume; dall’altra una ricerca grafica, ai limiti dell’illusionismo, della contraffattura, in cui l’uso del carboncino permetteva sul piano l’illustrazione della depressione, del piano e del rilievo. E proprio da quest’ultimo strumento discendono i recenti lavori, in cui vengono esaltati l’aspetto progettuale del disegno e la sua capacità sostitutiva del modello tridimensionale, o della realtà. Del progetto sono rimaste la sicurezza dell’impianto, la grafia del piedistallo e del volume, dell’architettura contenitore, o del semplice zoccolo — base del reperto. Disegno pensato come replica dell’ architettura allora, nella verità mentale dell’assenza di un punto di fuga: ma l’attenzione si è spostata dal paesaggio al tavolo di studio, al piano di lavoro, conoscendo un brusco spostamento l’esterno all’interno, dall’infinitamente lontano al vicino, manipolabile, all’universo confrontabile dimensionalmente con l’uomo. Alla certezza della capacità di riprodurre, o di alludere a spazio, corrisponde l’incertezza, l’insicurezza della figura presentata, che assume l’inequivoca fisionomia del reperto, quasi l’ingigamento di un frammento del paesaggio, mantenendo di quello gli stessi riferimenti al volume, la medesima plasticità. Una presentazione “certa” allora, della tridimensionalità come delle dimensioni relative rispetto al campo, ma anche l’incertezza – è segnale certamente significativo della fisionomia stessa l’oggetto studiato e proposto. Come se le classificazioni tradizionali con cui può essere suddiviso l’ambiente conoscessero l’ambiguità, la contaminazione, forse anche la metamorfosi, la trasformazione. E in effetti la figura proposta da Bonanno suggerisce alternamente un riferimento al mondo organico, al vivente che si sviluppa e si modifica, ma anche al mondo dell’artificiale, dell’aggregazione meccanica, dell’incastro o dell’innesto. Il “corpo” che allora si dispone sul piano può alternativamente conoscere la “continuità’ organica dell’anatomia, dove le singole parti conoscono un innesto omogeneo, senza traumi e senza immediate. distinzioni, e la “discontinuità dell’arto diverso, fisionomicamente estraneo. Contaminazione, trasformazione, metamorfosi: Bonanno sembra cogliere, in questo ribaltamento fra verosimile e .immaginazione, un “istante” del processo: la stessa figura viene sospesa nella posa ambigua fra stasi e movimento: e le soluzioni, lo sviluppo si i seguono da tavola a tavola senza un ordine prefissato, ma nella costanza, nell’omogeneità del punto di vista da cui osservare il fenomeno, La trasformazione è momento dell’instabilità, appunto del cambiamento da uno stadio cognito: a uno sconosciuto o presupposto: Bonanno sembra illustrarla nella sicurezza dell’osservazione distante, probabilmente sorpreso del risultato che di volta in volta emerge.

Alberto Veca   Milano, marzo 1985 Quando Giovanni Bonanno ha iniziato a disporre sul pavimento i disegni della sua recente produzione, che costituiscono la parte principale delle opere esposte in questa occasione, avevo, nella memoria e nell’archivio dei documenti, minuziosi interventi, sempre grafici, sul paesaggio (disegni, fotomontaggi) e oggetti tridimensionali in poliestere colorato, anch’essi “mimesi” di un landscape naturale in cui emergevano o venivano segnalate tracce, percorsi ambiguamente allusivi a un intervento umano o a una sedimentazione vegetale. Ora appunto il paesaggio da lontano si offriva vicino, dall’indefinito di una porzione del piano e del orizzonte a uno spazio ridotto, mentale, al suo rapporto subordinato con una figura e un piedistallo colto nel la freddezza della rappresentazione assonometrica. E la figura ha assunto il contorno ambiguo del riferimento contemporaneo all’universo dell’organico come dell’artificiale. Cercare di puntualizzare allora l’attuale fase di lavoro di Bonanno parte proprio da alcune limitate considerazioni sulle tappe immediatamente precedenti e che risultano sinteticamente esemplificate nella pubblicazione “Le tracce e i reperti” edita nel 1983. In quella occasione il processo ambientale della stanza veniva messo a paragone con quello del territorio, colto significativamente nella opposizione fra un piano e un alzato, fra il rilievo e la pianura. L’immagine “ovvia” del paesaggio veniva aggredita con un intervento grafico, un segnale o una figura che alternativamente potevano travolgere o evidenziare i “segnali” naturali: il cambiare della materia, i disegni dei rilievi, le fratture e le forme che gli agenti atmosferici avevano determinato. Gli interventi grafici tendevano a significare ulteriormente queste trasformazioni, potevano anche giungere a uno stravolgimento dell’immagine di partenza, della realtà. Il secondo aspetto dell’intervento di Bonanno conosceva una divaricante soluzione : da una parte la realizzazione di un modello in scala ridotta del “paesaggio”, allora una miniaturizzazione in tridimensione, un modello su cui le tracce lasciate, i percorsi evidenziati, potessero materialmente assumere il ruolo protagonista rispetto al volume; dall’altra una ricerca grafica, ai limiti dell’illusionismo, della contraffattura, in cui l’uso del carboncino permetteva sul piano l’illustrazione della depressione, del piano e del rilievo. E proprio da quest’ultimo strumento discendono i recenti lavori, in cui vengono esaltati l’aspetto progettuale del disegno e la sua capacità sostitutiva del modello tridimensionale, o della realtà. Del progetto sono rimaste la sicurezza dell’impianto, la grafia del piedistallo e del volume, dell’architettura contenitore, o del semplice zoccolo — base del reperto. Disegno pensato come replica dell’ architettura allora, nella verità mentale dell’assenza di un punto di fuga: ma l’attenzione si è spostata dal paesaggio al tavolo di studio, al piano di lavoro, conoscendo un brusco spostamento l’esterno all’interno, dall’infinitamente lontano al vicino, manipolabile, all’universo confrontabile dimensionalmente con l’uomo. Alla certezza della capacità di riprodurre, o di alludere a spazio, corrisponde l’incertezza, l’insicurezza della figura presentata, che assume l’inequivoca fisionomia del reperto, quasi l’ingigamento di un frammento del paesaggio, mantenendo di quello gli stessi riferimenti al volume, la medesima plasticità. Una presentazione “certa” allora, della tridimensionalità come delle dimensioni relative rispetto al campo, ma anche l’incertezza – è segnale certamente significativo della fisionomia stessa l’oggetto studiato e proposto. Come se le classificazioni tradizionali con cui può essere suddiviso l’ambiente conoscessero l’ambiguità, la contaminazione, forse anche la metamorfosi, la trasformazione. E in effetti la figura proposta da Bonanno suggerisce alternamente un riferimento al mondo organico, al vivente che si sviluppa e si modifica, ma anche al mondo dell’artificiale, dell’aggregazione meccanica, dell’incastro o dell’innesto. Il “corpo” che allora si dispone sul piano può alternativamente conoscere la “continuità’ organica dell’anatomia, dove le singole parti conoscono un innesto omogeneo, senza traumi e senza immediate. distinzioni, e la “discontinuità dell’arto diverso, fisionomicamente estraneo. Contaminazione, trasformazione, metamorfosi: Bonanno sembra cogliere, in questo ribaltamento fra verosimile e .immaginazione, un “istante” del processo: la stessa figura viene sospesa nella posa ambigua fra stasi e movimento: e le soluzioni, lo sviluppo si i seguono da tavola a tavola senza un ordine prefissato, ma nella costanza, nell’omogeneità del punto di vista da cui osservare il fenomeno, La trasformazione è momento dell’instabilità, appunto del cambiamento da uno stadio cognito: a uno sconosciuto o presupposto: Bonanno sembra illustrarla nella sicurezza dell’osservazione distante, probabilmente sorpreso del risultato che di volta in volta emerge.

-Tutto Montanari     “Carte” Giovanni Bonanno al Centro Lavoro Arte di Milano 1985 Sono ricordi di avvenimenti lontani, mutazioni che sorgono da memoria atavica da inizio della vita, uniti da un filo che si interrompe dove inizia l’altro brano di racconto. Forme che possono essere disturbatrici perché rinnovano le preoccupazioni delle domande prive di risposte. L’allegoria, se allegoria si vuole intendere, permette una interpretazione individuale dove ognuno riesce a trovare una dimensione richiamata, un’evoluzione non ancora completa. Il solo colore delle tavole che preludono alla proposta del trittico finale è il nero, colore non colore, di deciso impasto, che aumenta la sensazione di fase iniziale. Immagini gonfie di umori, personaggi che cercano una dimensione, una motivazione per cambiare, per definirsi, per trasformare l’embrione alludendo a una forma futura non ancora possibile. L’uscita dalle prigioni lineari avviene per gradi, per tentativi, viene solo imitata, quasi trattenuta dalla paura del cambiamento. Cordoni vitali che finiscono nel nulla che cercano di attaccarsi a se stessi, volendo risolvere in se stessi la loro esistenza. E si arriva alla momentanea conclusione: le forme si definiscono assumendo aspetto antropomorfico. I voli o le cadute, altro modo di volare, narrano di paurosi vuoti, di incombenti minacce, di ambigue maschere necessarie per la sopravvivenza, di prigioni finestrate, di cieli corrotti da presenze indefinibilmente terrificanti. L’unione temporanea dei tre pezzi ha il gusto del provvisorio, dell’intercambiabile, e contemporaneamente del definitivo, dell’unica soluzione possibile. Cassola scriveva nel 1975: “La fantasia, o immaginazione che dir si voglia, non esula dalla realtà. Al contrario si esercita sulla realtà; è il solo scandaglio che vada a fondo della realtà. La fantasia non è necessaria solo agli artisti…” e il messaggio che Bonanno ci fa arrivare si può misurare su tale affermazione.

-A. Boni N. 14 -Comunicazioni /A R T E 1985 Di contro alle pur motivate operazioni della Land Art, risoltesi però in ameni e sofisticati esiti estetizzanti, mostranti l’impotenza della sola esperienza sensoria a voler decifrare il fenomeno, Giovanni Bonanno, nel suo fare post-concettualista, demanda tale compito alle facoltà intuitive ed immaginative dell ‘uomo. Tant’è che, senza infingimenti di sorta e con chiara lucidità mentale, ha iniziato a lavorare sul “reperto ambientale” e non in maniera diretta sulla natura (in una sorta di metalinguaggio della Land Art) come ha annotato Carmelo Strano. Ai reperti di ieri studiati in gigantometrie per studiare da vicino la spettrale radiografia di una natura toccata da deturpazioni sempre più aberranti, oggi, con la sua personale al “Centro Lavoro Arte”, l’artista propone delle iconografie ancor più acute, tese a proiettare, in un atto conoscitivo brevi manu, dei segnali inavvertiti di processi incogniti ed impronte emblematiche di eventi strazianti. Con la certosina disposizione mentale di uno scienziato si accosta ad un fenomeno naturale per coglierne le ragioni dei, suo essere. La sua arte si propone, allora, come disciplina seria della ricognizione e ricostruzione del fenomeno con la mente ormai libera ed estranea ad ogni sorta di stimmung umanistico-romantica, ormai inerte e deviante con il suo voler risolvere l’arte in un’attività pedissequamente ‘ricopiatrice’ della pelle del reale. Così, l’artista a se stesso ed a noi restituisce una intatta capacità di osservazione del reale con una metodica costanza degna di un appassionato biologo. Così, la parte attiva del suo fare immaginativo si sposa in lui ad acuti stimoli e conoscenze che affondano nei significati più validi della Land Art e del Concettualismo in genere per trovare il punto focale in un’inedita sintesi rinvenibile nelle sue attuali iconografie vertenti sulle metamorfosi strazianti di una natura e sostanza antropomorfa che declina sempre più in un martirio di agonia orrida e sconcertante. Bonanno, invero, abbandona per una genuina esplorazione del fenomeno, ogni idea preconcetta ed ogni metafora azzardata e con il fare di un santo laico si accosta alla natura e ne nomina i martirya irriferibili. Ne segue l’aberrante crescita mista ad un’orrida segnaletica: ancora la natura segue i suoi ritmi? O nell’osmosi della crescita frammenti insoliti ne travolgono l’iter? Certo è che le sue iconografie presentano una struttura vegetale che lascia aperti spiragli alla commistione con frammenti dell’organico che solcano i territori di una figurazione lacerata e lacerante per lo spasimo consapevole che destina il tutto ad un habitat abnorme e senza senso, impietosamente sgorgato dalla consapevolezza dei nostri misfatti. Alla fine, la sua inimaginazione affondata nelle viscere della sostanza organico-vegetale, si ritrae sbigottita insieme alla nostra ragione irrazionale. Già, “I GERMOGLI DELL’ATTESA”! Ora, nella incapacità della previsione certa del ritmo futuro della natura, i germogli sembrano abitare gli spazi di una acconsentita speranza? O’sono le spie più laceranti e d’incubo di una natura che si aliena e degenera sempre più? Al di là, comunque, di questo pseudo dilemma. interrogativo, ci sembra che l’operazione post-concettuale di Giovanni Bonanno traccia, con ironica saggezza, la mappa dei nostri attuali turbamenti ed inquietudini, nell’intuizione che si incammina a divenire certezza, che nell’uomo e nella natura, la componente biomorfa, ssessivamente ormai, si snoda e fluisce secondo ritmi e vie sempre più allucinati ed incontrollabili.

-Carmelo Strano, Milano, settembre 1991
La ricerca linguistica e iconografica di Giovanni Bonanno si è sempre basata sull’improbabile, sul virtuale. Non un referente eminentemente fantastico, semmai immaginativo. In sintesi: non l’impossibile, ma l’improbabile, appunto. Così è stato per le “Espansioni” (disegni), per i “Percorsi” (foto manipolate), per i “Territoires” (il suo segno grafico e pittorico lasciato sul poliestere, ad esempio). Il corsaro della traccia grafico-estetica: questo ha fatto Bonanno. Sostanzialmente, ha disegnato mappe, segni sul territorio, e il fruitore s’è mosso alla ricerca di un tesoro improbabile, il tesoro di una provocazione in senso naturalistico e ambientalistico. E’ accaduto allora che l’utopia ideologia ha coinciso con l’utopia dell‘immaginazione creativa. Ciò è stato possibile anche perchè nei suoi territori improbabili Bonanno ha giocato ampiamente con la memoria come reperto. Questa assenza di vincolo da un referente realistico, e persino naturalistico-realistico, ha ardimentato la successiva, e ultima, ricerca dell’artista lombardo Il segno grafico, pur rispettando per così dire il canone dell’improbabile, ha perso l’approssimazione e ha definito figure, animali, spazi: un’iconografia di per sè originalissima. Ma non si tratta soltanto del fatto che gli ambienti improbabili si sono popolati di esseri improbabili sulla base dì un’atmosfera generale di piglio surrealista. L’autore ha puntato sostanzialmente la sua attenzione al problema dello spazio. Per quanto fondamentalmente euclideo esso si complica con connotazioni relativistiche. Principalmente vengono contraddette la forza di gravità e la centralità prospettica. Si tratta di un regime spaziale pluricentrico quale si accompagna, come dice il titolo di un testo-manifesto dell’artista, un tempo inoggettuale. Se con le precedenti esperienze Bonanno aveva stabilito la propria distanza dal mero concettuale e dalla pura land-art, sulla base di un “metacomportamento”, adesso egli precisa con coraggio e convincente logica un suo mondo iconografico e spaziale non più negativo, bensì positivo e propositivo. Ho fatto cenno a un certo piglio surrealista. E’ bene precisare che in questo mondo improbabile non vi è traccia dell’automatismo psichico puro millantato da Breton e compagni. L’improbabile di Bonanno può essere semmai ricondotto a un terreno di ricerca patrocinato da Escher e dalle matematiche relativistiche. Tutto questo non penalizza affatto il fruitore: le qualità tecniche di laboratorio sono tali da catturare l’intelligenza e la commozione.

A. Boni, 1992 Una “condizione negata” all’uomo è lo stimolo primo che attiva l’operare di Giovanni Bonanno che affronta lo sfaldarsi incessante della soggettività in uno spazio solcato da frammenti della memoria e da lacerti dell’oggettività delle cose. La verifica dell’accorata condizione dell’umano si dispone in lui in vista di un possibile riscatto della vitale poeticità dell’uomo.

Sandro Bongiani, 2008 “Occupatio/Dissipatio” Viviamo in una società globale piena di contraddizioni, l’uomo non ha perso soltanto i naturali riferimenti che aveva con la natura ma persino il desiderio di sognare. Da sempre l’uomo ha cercato di essere creatore d’immagini, talvolta sforzandosi di imitare la natura, fino a decidere di contraffarla e di sostituirla nell’artificiale. Di certo, non esistono più limiti, ormai si vive una situazione complessa e deviata. Voler assumere “la diversità del reale”, l’uomo vive una situazione decisamente “anomala”; questa è la realtà della “simulazione significante”, una realtà in cui gli eventi naturali vengono attraversati da accorgimenti che ne alterano le componenti temporali-spaziali, dandoci l’illusione di una verità. In questa condizione, la realtà viene spesso sostituita con quella “virtuale, quasi una seconda realtà simulata e immateriale. La produzione creativa, oggi, vive la dimensione conoscitiva di diverse ricerche e scoperte che vengono “filtrate” dall’artista, confrontate e sublimate in una cosa che chiamiamo “immaginazione”. La produzione artistica risente di questi nuovi fattori; ne è altamente condizionata. L’artista di oggi deve per forza di cose leggere in profondità, dentro una complessità ormai “Post-Humain”. Ormai, i progressi nella biotecnologia stanno variando i confini in corrispondenza dei quali si celebra la fine dell’uomo e l’inizio del post-umano. Secondo tale ipotesi le nuove problematiche in atto contribuiranno a ridefinire “una nuova costruzione dell’io” determinata dall’applicazione consueta di tecniche di trasformazione fisica; la chirurgia plastica, gli interventi a livello celebrale, l’inseminazione artificiale diventeranno una prassi comune per cui bisognerà reinventare se stessi. Si dovrà necessariamente ridefinire i parametri dell’esistenza stessa in un regno evolutivo artificiale. In arte, oggi, emerge un rinnovato interesse verso la natura e il corpo umano, alcuni artisti come G. Bonanno dimostrano di essere molto interessati a tali problematiche, tentando in tutti i modi di rispondere a questi nuovi interrogativi. Già, qualche anno fa C. Strano scriveva: “La ricerca linguistica e iconografica di Giovanni Bonanno si è sempre basata sull’improbabile, sul virtuale. Non un referente eminentemente fantastico, semmai immaginativo. In sintesi: non l’impossibile, ma l’improbabile, appunto. Così è stato per le “Espansioni” (disegni), per i “Percorsi” (foto manipolate), per i “Territoires” (il suo segno grafico e pittorico lasciato sul poliestere, ad esempio). Il corsaro della traccia grafico-estetica: questo ha fatto Bonanno. Sostanzialmente, ha disegnato mappe, segni sul territorio, e il fruitore s’è mosso alla ricerca di un tesoro improbabile, il tesoro di una provocazione in senso naturalistico e ambientalistico. E’ accaduto allora che l’utopia ideologia ha coinciso con l’utopia dell‘immaginazione creativa. Ciò è stato possibile anche perché nei suoi territori improbabili Bonanno ha giocato ampiamente con la memoria”. L’artista, con queste ultime l’opere presenta una serie di lavori incentrati sulla perdita dell’identità dell’uomo contemporaneo, in particolare, è interessato a definire una visione alternativa, un nuovo immaginario. Da sempre, l’artista ha lavorato sulle “dis-nature” immettendo nell’opera, come scrive Flaminio Gualdoni, “una violenta mozione disequilibrante e destabilizzante all’interno di un ordine stabilito e accettato per armonico; atto di negazione profondamente consapevole, gesto provocatoriamente arbitrario, l’operazione di Bonanno frantuma la realtà un ordine apparente o quantomeno normale recuperando una diversa dimensione cognitiva e immaginativa con ciò si nega il normale nella loro prepotente carica liberatoria: dietro ad esse emerge, utopica, la volontà di un nuovo e possibile equilibrio”. In una società carica di profondi cambiamenti culturali, sociali, segnata dall’alterità e dai nuovi modi nella costruzione dell’io, i consueti concetti tradizionali vengono ripetutamente smantellati e sostituiti da nuove e provvisorie percezioni e dal nuovo modo di relazionarsi con l’io. Bonanno, da bravo analista, mette l’uomo a nudo di fronte a se stesso, al suo specchio culturale e sociale facendo intendere come la tecnologia odierna abbia sconvolto definitivamente in nostro io. Con ciò non vuole rappresentare l’io come registrazione del bello, bensì come possibilità per accedere ad un livello più profondo di conoscenza. Con l’ultima serie di opere “Occupatio H.X.”, l’artista tenta di definire un modello di rappresentazione, molto più espressivo e idoneo, in cui le fattezze esteriori del volto e del corpo, gli orifizi degli occhi, del naso, delle orecchie, della bocca e persino dei genitali vengono occupate ossessivamente da una miriade di formiche disegnate a china direttamente sulla fotografia digitalizzata. Ne vengono fuori esseri profondamente mutati, senza una loro chiara identità; esseri caratterizzati da certi stereotipi della società attuale, come quelli imposti attraverso la pubblicità commerciale di massa; non a caso l’artista preferisce lavorare spesso direttamente sopra foto anonime e impersonali, volutamente scelte per il dato asettico e anestetizzato’, in questo modo, si misura direttamente senza filtri metaforici con il corpo umano, la fotografia non ha più l’angusta e precaria dimensione documentaria del ritratto , ma piuttosto l’immediatezza provocatoria che la manipolazione grafica sovraccarica di una quota di comunicazione che fa leva sull’immaginazione. I corpi ripresi dalla realtà più oggettiva, “caricati” di accumuli di formiche occupano ossessivamente parti di corpo umano, creando stati d’animo e situazioni emotive da cortocircuito, decisamente destabilizzanti di un ordine apparentemente normale. Inoltre è da segnalare anche la rappresentazione di presenze inconsistenti e apparizioni apparentemente illogiche che si condensano in modo assai nascosto e velato, ma che hanno la capacità di trasformare l’opera dal puro reperto documentario verso una dimensione “altra”, assai più complicata e pregnante rispetto quella che noi comunemente percepiamo. Condividiamo appieno tali proposte incentrate ad una definizione nuova dell’io, attraverso la commistione di fantasia, finzione e ossessione. Da tali proposte, l’artista perviene ad una riformulazione decisamente “schioccante” dell’ umanità, che trasmette una impressione inquietante della condizione post-umana verso la quale ci stiamo avviando. Il lavoro di Bonanno diventa, in definitiva, il promemoria della fragilità psicologica dell’uomo moderno: il ritratto abbandona la similitudine, la ripetitività e la somiglianza della copia reale, la “mimesi” per divenire presa di coscienza e di conoscenza di un’io che non riesce a definirsi e a consolidarsi in forme più stabili. Di certo, queste apparizioni precarie e negate di accumuli incontrollati di formiche smantellano i luoghi comuni e i modelli certi della pseudo-identità. La dissoluzione della nozione d’identità viene esibita nel tentativo estremo di recupero dell’unità persa, come l’unica condizione possibile per trovare se stesso. L’emozione alla vista di questi lavori è molto forte, nonostante l’evidenza fotografica dell’immagini, dandoci un certo fastidio nel sentirci smarriti e indifesi, forse perché siamo costretti a scrutarci allo specchio del nostro “io impersonale”,che definisce un’identità anonima, sterilizzata, ma perfettamente aderente alla precarietà di come siamo diventati.

A. Boni, 2009
“Nei suoi interventi l’artista raffigura una miriade di formiche che invadono ed occupano ossessivamente un’estesa parte dei volti e corpi estrapolati dal circuito mass-mediale di una società anonima ed omologata, creando inattese situazioni emotive da cortocircuito nello spettatore e, nel contempo, destabilizzando un contesto antecedente di apparente e spersonalizzata bellezza che si offriva rassicurante e armonica”.

Alberto Sandron 

ARTIFICIALITA’ E RICERCA DELL’IDENTITA’ NELLE OPERE DI GIOVANNI BONANNO   (Da “Mail Art Service”, n. 65, febbraio 2009) Ad un primo e veloce approccio, le immagini di Giovanni Bonanno possono presentarsi come delle rappresentazioni sconvolgenti e spaesanti, tessute su un fraseggio ironico e surreale, dato come un trasgressivo ludus originante un marcato ed acre senso di sbigottimento, anche perchè i volti e le fisionomie anonime e stereotipate, desunti dai circuiti massmediali della pubblicità commerciale, invasi ed occupati da una scia brulicante di piccole formiche, sono in realtà del tutto stravolti, in modo ossessivo e lancinante, nelle loro fattezze e nella loro identità. Il rilevamento ironico da parte dell’artista ed il suo sondare siffatte planimetrie, dove l’artificialità dei volti viene a stridere con la naturalità dei piccoli animaletti, si pongono in direzione di una ricognizione volta alla scoperta di una verità “rimossa”, di una evocazione a livello oggettivo di una identità forse ancora possibile. Il processo della visualizzazione e della rappresentazione si offre a valenza fortemente metaforica con uno spessore poetico notevole, in quanto l’intervento dell’artista sulle fotografie digitalizzate, nel sondare le raffigurazioni rassicuranti della pubblicità commerciale, le scopre come effetti di coercitive manipolazioni dell’umano e come alterazioni imposte all’identità dell’uomo. Sono i risultati di una riduzione operata da una omologazione sequenziale e feroce che li ha resi come dei vuoti involucri e come delle forme inautentiche. L’artista, così, sottoponendo ad una incisiva analisi e problematizzazione volti e fisionomie oleografici e anonimi della pubblicità commerciale, ne scardina l’apparente e fredda loro bellezza imposta su schemi precostituiti con un’invasione di qualcosa di inaspettato e di dirompente per romperne la loro serialità e clonabilità secondo un modello monopolizzato sempre identico. L’irruzione del naturale, a valenza fortemente metaforica, nel contesto di forme artificiali e ideologicamente imposte, nelle opere, si configura come possibilità di accesso all’ “imprevisto” e al “non pianificato” contro un potere tecnologico onnivoro e disumano, che con l’avvenuto avvento del “villaggio globale” ha reso di fatto gli esseri umani massificati e dalle perdute identità. Bonanno ha il pregio, per via intuitiva ed artistica, di puntare lo sguardo sul massimo problema che riguarda l’uomo di oggi: la ricerca della sua vera identità e anche delle sue possibili potenzialità poetiche, come essere umano che interroghi incessantemente la sua interiorità nei riguardi delle tematiche metafisiche più assillanti e promozioni la sua vera umanità, nell’accertata “totale rimozione della storicità”, per dirla con il Vattimo. Dunque, un’arte, quella di Giovanni Bonanno, che accende e promoziona di continuo la speranza di aprire un varco, magari uno spiraglio, che ci faccia accedere alla luce di un definitivo riscatto della nostra umanità nei confronti dei disegni di alterazione e di morte che hanno consentito agli orribili tecnocrati di sostituire il mondo della realtà con un mondo apparente di glaciali forme narcisistiche dell’assenza, svuotate per sempre di anima e di un benchè esile barlume di spiritualità.

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ANTOLOGIA CRITICA PAOLO GUBINELLI

 

PAOLO  GUBINELLI

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ANTOLOGIA CRITICA
CRITICAL ANTHOLOGY

DAL 1977 al 2023
STRALCI CRITICI
CRITICAL EXCERPTS

  • Testi in Italiano e in Inglese
  • Mostre personali e antologiche
  • Biografia in Italiano e Inglese
  • Mostre Collettive
  • Link utili interattivi

 

Viene presentata un’antologia di scritti e saggi critici per una lettura più chiara e corretta del messaggio estetico dell’artista Paolo Gubinelli.

It is presented an anthology of critical writing and essays to faciliate a clearer and more accurate reading of the aesthetic message of the artist Paolo Gubinelli.

 

ANTOLOGIA CRITICA / CRITICAL ANTHOLOGY

Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Paolo Bolpagni, Mirella Branca, Vanni Bramanti, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Roberto Cresti, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Francesco Gallo, Mario Luzi, Marco Marchi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Elena Pontiggia, Pierre Restany, Davide Rondoni, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.

 

STRALCI CRITICI / CRITICAL EXCERPTS

Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Carlo Franza, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.

 

ARTE E  CRITICA D’ARTE / PAOLO  GUBINELLI

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Il catalogo digitale della mostra di Paolo Gubinelli a Fabriano

Mostra personale di PAOLO GUBINELLI

 “GRAFFI SU CARTA” con Testi critici di Claudio Strinati

Dal 3 novembre 2022 al 31 gennaio 2023

Inaugurazione: giovedì 3 novembre 2022, ore 16,00

presso il Polo Museale Zona Conce della Carifac’Arte Fabriano (AN) in via Le Conce 76, 60044 Fabriano (AN)

Visit    GRAFFI SU CARTA_Paolo Gubinelli_Catalogo_2022_LOW (1)

 

Antologia dei testi critici su Paolo Gubinelli è visibile su:

Antologia Critica in Italiano e Inglese,, Biografia, Mostre Personali e Antologiche, 2023

 

oppure:

1 – Antologia Critica in Italiano e Inglese, 2023

2 – Paolo Gubinelli, biografia, aggiornata a tutto il 2023

3 – Mostre Personali e Antologiche, aggiornato 2023

4 – Poesie di Paolo Gubinelli

5 – LINK Utili Paolo Gubinelli

 

- Logo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno.

 

COLLEZIONE  BONGIANI  OPHEN  ART  MUSEUM  DI  SALERNO

Sandro Bongiani Arte Contemporanea

SALA 6 DEL BONGIANI ART MUSEUM

Avvia  Slideshow

-SALA VIRTUALE DEL BONGIANI ART MUSEUM DEDICATA A  PAOLO  GUBINELLI

 

COLLEZIONE  BONGIANI  OPHEN  ART  MUSEUM  DI  SALERNO

La Mostra Tutta Virtuale / Presentazione on-line dei lavori di Paolo Gubinelli

  • vedi: mostra, ARCHIVIO OPHEN VIRTUAL ART,

           http://www.collezionebongianiartmuseum.it/virtualGallery/?art=30   

 

 

 

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“CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA A DOMICILIO”

GUGLIELMO ACHILLE CAVELLINI 

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

“CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA A DOMICILIO”

a cura di Sandro  Bongiani

Presentazione critica di Piero Cavellini

(In collaborazione con l’Archivio Cavellini di Brescia)

 Dal 22 dicembre 2017  al  31 marzo 2018

Inaugurazione:  venerdì  22  dicembre  2017,  ore 18.00

                       

S’inaugura  venerdì  22  dicembre 2017,  alle ore 18.00,  la mostra  Personale dal titolo “CAVELLINI ARTISTAMP / MOSTRA  A  DOMICILIO” a cura di Sandro  Bongiani  che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista italiano Guglielmo Achille Cavellini, presentando,  in collaborazione con l’Archivio Cavellini di Brescia  la serie di 77  francobolli, alcuni ancora inediti,  in una mostra  volutamente  “virtuale”,  come logico sviluppo delle mostre  realizzate dall’artista a domicilio,  tra opere ad acrilico, intarsio, carbone, legno, collage,  pennarello, serigrafia, fotografia e studi grafici preparatori creati nel corso degli anni 70’ e 80’ sotto forma di Artistamp, con il fine d’indagare  una parte  significativa del lavoro  di Cavellini ancora non  del tutto conosciuto. Nella sua ininterrotta navigazione nel territorio dell’arte GAC ha ricercato senza sosta segnali  chiarificatrici che rendessero esplicito la condizione dell’artista e le sue ambizioni molto spesso frustrate dal conflitto con la dinamica sociale. In tale contesto nascono i primi francobolli, nella seconda metà degli anni Sessanta, essenzialmente riproduzioni in legno ad intarsi di opere degne di essere eternizzate con il mezzo più semplice ed immediato che la comunicazione sociale ha per dare lustro ad un’attività umana: quello di inserirla nella iconografia postale.

Una vita dedita totalmente all’autostoricizzazione, diffusa ampiamente dal 1970 in poi  con mostre e cataloghi a domicilio, manifesti, spille, stickers, cimeli, francobolli, performance, happening, attendendo e programmando la celebrazione ufficiale del 2014 in concomitanza con il centenario dalla sua nascita, nel veneziano Palazzo Ducale e nei musei più prestigiosi del mondo.

Scrive Piero Cavellini nella presentazione alla mostra: “ E’ nei primi anni Settanta che, appropiandosi di una dilagante espressione concettuale, questi suoi giudizi in qualche modo esplodono. Nel 1971 conia il termine “autostoricizzazione” ed inizia un lavoro espanso ed insistito ponendosi in prima persona come paladino della condizione dell’artista portando su se stesso il compito di fornirgli le modalità per superare lo stato dell’esclusione. Lo fa essenzialmente col concetto di “Centenario” come strategia anticipatoria della propria celebrazione e con le “Mostre a domicilio”, veicolo espositivo postale che gli permette di esporre il proprio lavoro in diecimila luoghi in tutto il mondo. Queste attività lo inseriscono in un circuito di arte postale internazionale che già si stava diffondendo da qualche anno nelle dinamiche espressive del periodo.  E’ all’interno di questa fuga in avanti che rientra in gioco il “Francobollo” come elemento essenziale di questo tipo di circolazione artistica. Nella parte finale del suo lavoro, gli anni Ottanta, quando la sua presenza nel mondo dell’arte diventa estesa e partecipata, questo espediente sintattico della comunicazione diviene sempre più “opera dipinta” esso stesso dando sfogo ad una creatività senza freni, un produrre con soggetti svariati ed eclettici una grande quantità di opere come “Progetto di Francobollo per il mio Centenario”. E’ in questo periodo, quindi, che usa un suo particolare “stile” per dare sostanza al corpus di lavori che avrebbero dovuto supportare le esposizioni museali del 2014 .   Ne risulta  la composizione di un universo sia intimo che sociale con cui da corpo ad una visione di se stesso rapportato agli altri in cui il francobollo diviene il territorio privilegiato con cui tenta di eternizzare il proprio stato.

 

 BIOGRAFIA  di  GUGLIEMO ACHILLE CAVELLINI  

GAC (Guglielmo Achille Cavellini)  è stato un importante studioso e collezionista dell’arte astratta europea. Dalla metà degli Anni ’40 esordisce con disegni e ritratti. Nel ’60, si dedica invece alla sperimentazione: alcuni esempi del suo lavoro sono spesso legati a citazioni, vere e proprie elaborazioni di celebri opere che ne fanno un autentico attore nella messa in scena dell’arte. GAC mette in pratica la sua teoria dell’autostoricizzazione: il fare da sé nel costruirsi attorno l’alone del successo, mettendo in disparte i processi canonici che il sistema utilizza a tale scopo. Non è un atto di megalomane autorappresentazione, bensì l’innescarsi di una procedura alternativa: una rivoluzione all’interno della comunicazione artistica. Andy Warhol si mette a ritrarre Cavellini, e il geniaccio GAC rende omaggio a Andy con il francobollo “Le Marilyn di Warhol” (1984). L’utilizzo dei materiali di recupero (negli oggetti assemblati, negli intarsi in legno, nei carboni), è lo strumento del suo operare. Nascono i Teatrini e i  francobolli d’artista attraverso i quali viene reso omaggio ai geni della pittura: Picasso, Lèger, Matisse, Braque e nasce, anche, l’amore per la Mail Art, movimento libero  e democratico che permette a GAC di avere  contatti e confronti importanti con tanti artisti sparsi su tutto il pianeta.

 

“CAVELLINI ARTISTAMP /  MOSTRA  A DOMICILIO”

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

Via S. Calenda, 105/D  – Salerno

Salerno Tel/Fax 089 5648159    

e-mail:  bongiani@alice.it     

Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it

Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

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PAGINE DI VIAGGIO DI ARTE INTERATTIVA & GLOBALE

 

 701 - 1887 - Kurt Schwitters - Ecology, - Card di Giovanni Bonanno, 2015. Bongiani Ophen Art Museum._3_2
“PADIGLIONE  LAUTANIA VIRTUAL  VALLEY
UNIVERSI POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente
“Kurt Merz/Ecology”  &  “Area di Confine Porta Duchamp”  
Da sabato  6 maggio 2017 a domenica 26 novembre 2017
701 - 1887 - Kurt Schwitters - Ecology, - Card di Giovanni Bonanno, 2015. Bongiani Ophen Art Museum._3
PADIGLIONE  LAUTANIA VIRTUAL  VALLEY
UNIVERSI POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente
 
1° evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in contemporanea con la 57thBiennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017
Mostra collettiva internazionale / “Kurt Merz/Ecology”
Da sabato  6 maggio 2017  a domenica 13 agosto  2017
2° evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in contemporanea con la 57thBiennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017
Mostra Collettiva internazionale / “Area di Confine Porta Duchamp”
Da lunedì 28 agosto 2017  a domenica  26 novembre 2017 
 
 
MARCEL  DUCHAMP  / 1887 – Area di Confine  Porta Duchamp
 
Mostra collettiva internazionale  dedicata  a  Marcel Duchamp
a cura di Giovanni  Bonanno / Secondo  evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in concomitanza con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017
Dal 28 agosto al 26 novembre 2017
Inaugurazione:  lunedì  28 agosto  2017,  ore 18.00
Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159
e-mail:  bongiani@alice.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00
Area di confine porta Duchamp 2015.
 
 
 
SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY
PAVILION  LAUTANIA  VIRTUAL  VALLEY  / 1887 – Kurt Schwitters & Marcel Duchamp “UNIVERSI  POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente”  a cura di  Giovanni Bonanno. Dal 6 maggio 2017 al 26 novembre 2017– Due proposte  internazionali presentate in contemporanea con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017.

MARCEL  DUCHAMP  / 1887 – Area di Confine  Porta Duchamp
Mostra collettiva internazionale  dedicata  a  Marcel Duchamp
a cura di Giovanni  Bonanno / Secondo  evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in concomitanza con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017
Dal 28 agosto al 26 novembre 2017
Inaugurazione:  lunedì  28 agosto  2017,  ore 18.00
Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159
e-mail:  bongiani@alice.it

Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

Per i 130 anni dalla nascita  di  Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968), lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 57° Biennale di Venezia 2017, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e contemporaneo presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”   a Marcel Duchamp e Kurt Schwitters    che riassumono compiutamente il concetto  di   indagine intesa come il luogo privilegiato per rilevare i sogni e le utopie che nella dimensione metafisica e mentale suggeriscono  mondi e immaginari collettivi.  Nell’assemblage tridimensionale “Etant Donnés” Duchamp lavora in gran segreto nell’ultimo ventennio della sua vita. Nel 1968, al momento di lasciare New York per andare a trascorrere l’estate in Europa, il lavoro è ormai ultimato e Marcel prima di morire si preoccupa di organizzare la sua presentazione finale preparando un manuale di istruzioni per il montaggio della costruzione, accludendo fotografie, note e un modellino in scala. L’opera  ancora assai poco conosciuta nasce nel bisogno  di porsi al di là, di definire  e mettere in forma totale una possibile estensione dell’altro, nella  necessità  ulteriore di metabolizzare la  realtà. Un’invenzione giocata a tutto campo su  proiezioni di frammenti e“universi possibili”, tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. In questa   seconda collettiva internazionale sono presenti 72 opere di altrettanti importanti artisti  che hanno voluto  condividere  tale proposta come artisti di frontiera  a margine  di un  possibile confine e spartiacque al  sistema omologato  dell’arte ufficiale.
Portrait of Marcel Duchamp by Victor Obsatz (1953)
Artisti:
Marcel Duchamp, Francia Ruggero Maggi, Italia I John M. Bennett, Usa I Luisa Bergamini, Italia Vittore Baroni, Italia I Fernanda Fedi, Italia Emilio  Morandi, Italia Pier Roberto Bassi, Italia Mauro Molinari, Italia Rosa Gravino, Argentina Leonor Arnao, Argentina Linda Paoli,  Italia I  Lancillotto  Bellini, Italia I Anna Boschi, Italia Stathis Chrissicopulos, Grecia Rosalie Gancie,  Usa Daniele  Virgilio, Italia Antonio  De Marchi Gherini, Italia I Claudio Grandinetti, Italia I  Carmela Corsitto,  Italia Alfonso  Caccavale, Italia Maya Lopez Muro, Italia Franco Altobelli, Italia Lucia Spagnuolo,  Italia Clemente Padin, Uruguay Renata e Giovanni Strada, Italia Willemien Visser, Germania Bruno Cassaglia, Italia I Lamberto Caravita, Italia I C. Mehrl  Bennett, Usa Borderline Grafix, Usa I Daniel  Daligand,  Francia I Carlo Iacomucci, Italia Mabi Col, Italia I Guido Capuano, Italia I Francesco Aprile, Italia I Gino Gini, Italia I Pascal Lenoir, Francia  Adolfina De Stefani, Italia Carl Baker,  Canada Virginia Milici, Italia Oronzo Liuzzi, Italia Giovanni Bonanno,  Italia Marcello  Diotallevi,  Italia Donjon Evans, Usa I  Maria Josè Silva – MIZE’, Portugal I  Laura Agostini,  Italia David Drum, Usa Lilian Pacheco, Brasile Antonio Sassu, Italia Jacob de Chirico, Italia Cesar Reglero Campos, Spagna I Domenico Severino, Italia Roberto Scala, Italia Angela Caporaso, Italia I Claudio Romeo, Italia Cinzia Farina, Italia Marina  Salmaso, Danimarca Maribel Martinez, Argentina Rosanna Veronesi, Italia Remy  Penard, Francia Fulgor C. Silvi,  Italia Mighel  Jimenez, Spagna Ramona Palmisani, Italia G. Franco  Brambati, Italia Rossana Bucci, Italia I Rolando  Zucchini, Italia Cecilia Bossi, Italia I Maria Teresa Cazzaro, Italia I Mauro Dal Fior, Italia I Joey  Patrickt, Usa  I Josè Luis Alcalde Soberanes, Mexico.
Marcel Duchamp
BIOGRAFIA  DI  MARCEL DUCHAMP (1887-1968) Biografia Henri-Robert-Marcel Duchamp nasce il 28 luglio 1887 nei pressi di Blainville, in Francia. Nel 1904 frequenta i corsi di pittura all’Académie Julian fino al 1905. Le sue prime opere sono di stile postimpressionista. Espone per la prima volta nel 1909 al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne di Parigi. I suoi dipinti del 1911, in stretto rapporto con il cubismo, tendono tuttavia a rappresentare immagini successive di un corpo in movimento. Nel 1912 dipinge la versione definitiva di Nudo che scende le scale: l’opera viene esposta al Salon de la Section d’Or dello stesso anno e in seguito, nel 1913, all’Armory Show di New York, dove susciterà grande scalpore. Le idee iconoclastiche e radicali di Duchamp precorrono la nascita del movimento Dada, che avverrà a Zurigo nel 1916. Dal 1913, abbandonati la pittura e il disegno tradizionali, si dedica a forme d’arte sperimentali elaborando disegni meccanici, studi e annotazioni che verranno inclusi nella sua grande opera degli anni 1915-23, La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche. Nel 1914 realizza i primi “readymade” (oggetti di uso comune, a volte modificati, presentati come opere d’arte) destinati ad avere effetti rivoluzionari per molti pittori e scultori. Nel 1915 Duchamp soggiorna per la prima volta a New York. Dalla metà degli anni ’30 collabora con i surrealisti e partecipa alle loro mostre. Si stabilisce in modo definitivo a New York nel 1942 e diviene cittadino statunitense nel 1955. Negli anni ’40 è in contatto con i surrealisti emigrati a New York e con essi espone varie volte. Nel 1946 comincia a realizzare Etant donnés, un grande assemblage al quale lavorerà segretamente per i successivi vent’anni. Muore a Neuilly-sur-Seine, nei pressi di Parigi, il 2 ottobre 1968.
Presentazione:
2 - Marcel Duchamp, Étant donné, 1946-1966, Philadelphia Museum of Art - Usa
 
 
 
MARCEL  DUCHAMP /  1887 – Area di confine porta Duchamp  
Per i 130 anni dalla nascita  di  Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 28 luglio 1887 – Neuilly-sur-Seine, 2 ottobre 1968),  lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 57° Biennale di Venezia 2017, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e contemporaneo presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”   a due artisti dadaisti nati nel 1887, Marcel Duchamp e Kurt Schwitters  che riassumono compiutamente il concetto  di   indagine intesa come il luogo privilegiato per rilevare i sogni e le utopie che nella dimensione metafisica e mentale suggeriscono  mondi e immaginari collettivi. Lo Spazio Ophen dopo aver dedicato l’attenzione nel 2015, in occasione della precedente Biennale di Venezia a due artisti giapponesi come Shozo Shimamoto e Ryosuke Cohen,  “dentro e fuori il corpo”, (The World’s  Futures / Inside and outside the body), intende ora indagare il lavoro dei  due artisti  dadaisti e globali  tra “Aperto e Chiuso / Closed and Open” con due  rispettive mostre internazionali a loro dedicate volte ad approfondire ciò che sottende il processo creativo. Anche per Duchamp, lo spazio fisico dell’artista è il luogo preferito dove vengono immessi  e assemblati, in un tempo lento e lungo di circa un ventennio, frammenti concreti della realtà  riutilizzati e nobilitati a definire e a mettere in forma ambientale l’opera definitiva, nella  necessità di metabolizzare e definire nella dimensione creativa, temporale e spaziale, l’estensione dell’altro.  Per questa seconda mostra collettiva internazionale dedicata a Duchamp, sono state inviate a diversi artisti contemporanei  delle postcard con la foto dell’ Etant Donnés, l’assemblaggio  creato da Duchamp tra 1946-1966, e presente al Philadelphia Museum of Art – Usa, opportunamente rivisitato  dal titolo: “Area di confine porta Duchamp”,  chiedendo a loro, nel rispetto del pensiero di Marcel Duchamp,  un intervento “aggiuntivo” di  ideale condivisione della filosofia  dadaista. In questa   seconda collettiva internazionale sono presenti 72 opere di altrettanti importanti artisti  che hanno voluto  condividere  tale proposta come artisti di frontiera  a margine  di un  possibile confine e spartiacque al  sistema omologato  dell’arte ufficiale.
 Marcel Duchamp, Etant Donnès
 
 
Cos’è  Étant Donnés?
Etant-Donnés, è un’opera di Marcel Duchamp  eseguita tra il 1946 e il 1966.
Un assemblaggio di materiali diversi: una porta esterna, e uno spazio interno con l’inserimento di svariati materiali. Le dimensioni dell’opera sono: 242,5X177,8X1245cm, presente al Philadelphia Museum of Art – Filadelfia.
Questo assemblage tridimensionale è l’opera finale in cui Duchamp lavora in gran segreto nell’ultimo ventennio della sua vita: l’unica persona che ne è a conoscenza è la moglie Teeny, che fra l’altro lo aiuta a reperire i materiali necessari. Parte dei componenti di questa complessa struttura vengono infatti acquistati in Spagna (un’antica porta in legno e i mattoni entro cui è murata); altri (foglie e rami secchi) vengono raccolti da Duchamp nel corso di apposite scampagnate, con la moglie che accompagna Marcel guidando una vecchia giardinetta; dei mattoni usati o di scarto vengono recuperati a New York, per la strada nascondendoli entro sacchetti di carta. Quando Duchamp è costretto a cambiare studio e a trasferirsi dalla 14th Strada all’11th una ditta di traslochi si occupa delle parti più ingombranti, mentre lui trasporta tutto il resto pezzo per pezzo e con la massima cura. Nel 1968, al momento di lasciare New York per andare a trascorrere l’estate in Europa, il lavoro è ormai ultimato e Marcel prima di morire si preoccupa di organizzare la sua presentazione finale preparando un manuale di istruzioni per il montaggio della costruzione, accludendo fotografie, note e un modellino in scala. L’opera  verrà  presentata nel luglio del 1969 presso il Philadelphia Museum of Art.  Al visitatore del museo si mostra inizialmente solo una porta murata, un impedimento nella parete di una sala: la porta è chiusa e per vedere cosa vi sia all’interno si deve sbirciare attraverso due fori posti all’altezza degli occhi. In questo modo, Il fruitore dell’opera d’arte si trasforma così in un curioso voyeur.  L’opera  ancora adesso assai poco conosciuta nasce nel bisogno  di porsi al di là, di definire  e mettere in forma totale una possibile estensione dell’altro nella  necessità  ulteriore di metabolizzare la  realtà. Rimane un’invenzione sperimentale giocata a tutto campo su  proiezioni di frammenti e“universi possibili”,  tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte.
701 - Area di confine porta Duchamp 2015.
 
LO SGUARDO OLTRE IL REALE
(la percezione di universi possibili tra proiezione simbolica e arte totale).
Marcel Duchamp aveva iniziato il suo percorso artistico con opere di stile postimpressionista, per poi procedere verso il cubismo di ascendenza futurista, come nella serie “Nudo che scende le scale” tra il 1911-12. Dal 1913, abbandonati la pittura e il disegno tradizionali, si dedica alla sperimentazione, proprio in questo periodo nascono i primi “readymade”, oggetti di uso comune, decontestualizzati e  presentati come opere d’arte. Le nuove idee  radicali di Duchamp anticipano di fatto  la nascita del movimento Dada, che avverrà a Zurigo nel 1916. Nel 1923, dopo aver abbandonato il Grande Vetro, Marcel Duchamp fa sapere di aver smesso di fare arte per dedicarsi al suo passatempo preferito, gli scacchi. Sono di questo primo periodo le opere come  “Ruota di bicicletta” del 1913,  “Anticipo per il braccio rotto” (1915), L’orinatoio “Fontana” (1917),  la Monna Lisa con baffi e pizzetto di L.H.O.O.Q. (1919). Tra il 1915 – 23 nasce la sua prima grande opera, “La sposa messa a nudo dai suoi scapoli anche” o “Grande Vetro”. Dalla metà degli anni ’30 collabora con i surrealisti e partecipa alle loro mostre. Nel 1942 si stabilisce in modo definitivo a New York. E’ del 1951 l’opera “Objet-Dard”, un oggetto di gesso zincato antropomorfo e straniato. Tra il 1946 e il 1966  realizza “Etant donnés”, un grande e ultimo assemblage  che rappresenta la summa delle opere realizzate dall’artista francese nel corso del 20° secolo.  Tutta l’opera di Duchamp deve essere valutata in base a questa particolare chiave di lettura che ingloba momenti di ricerca precedente. In tal senso anche “Etant donnés risponde appieno a questo  particolare modo di fare, infatti, convergono  sotto forma di studi e schizzi buona parte delle sue riflessioni  e approfondimenti precedenti.

L’Étant donnés: 1. la chute d’eau 2. le gaz d’eclairage (Essendo dati: 1. la caduta d’acqua 2. il gas d’illuminazione), è un assemblaggio di materiali diversi. Il contenuto del lavoro,  rimane ancora  misterioso come del resto tutta la sua intera opera.

L’opera finale risulta composta da una vecchia porta di legno e uno spazio oltre la porta ricreato come un vero environnement con la presenza di ramoscelli, vetro, linoleum, velluto, un motore elettrico posizionato all’interno di una scatola di biscotti che ruota un disco forato, un allestimento di luci, elementi appartenenti al mondo della fotografia e dipinti a mano che formano il paesaggio assieme  a una figura  centrale femminile in pelle. Curioso è che la prima moglie dell’artista fu il modello per la gran parte della composizione femminile, mentre la seconda moglie posò per il braccio. L’opera è’ stata descritta  dall’artista Pop americano Jasper Johns: “la più strana opera d’arte in qualsiasi museo“. Ci appare come un complesso e insolito assemblaggio ambientale; “chi sbircia attraverso i due piccoli fori presenti nella vecchia porta di legno spagnola trova una spettacolare vista con una donna nuda che si trova adagiata su un letto di rami e foglie cadute, nella sua mano sinistra, questo manichino di pelle tiene in alto una vecchia lampada a gas del tipo Bec Auer, mentre dietro di lei, in lontananza, un paesaggio lussureggiante sale verso l’orizzonte. Questo sfondo illuminato è costituito da una fotografia ritoccata di un paesaggio collinare con un fitto raggruppamento di alberi delineato contro un cielo turchese nebuloso. L’unico movimento nella grotta  è una cascata scintillante che si versa in un lago sulla destra, ottenuta da una sorgente luminosa tremolante alimentata da un motore invisibile. La cascata e la lampada a gas illuminante sono gli elementi “dati” nel titolo enigmatico, che proviene da una delle note precedenti di Duchamp per The Bride Stripped Bare dai suoi Bachelors, Even (The Large Glass), suggerendo una connessione intima tra i due temi”. Ad opera ultimata, l’artista incise il titolo, le date e la sua firma sul braccio destro della figura di donna nuda che costituisce l’elemento centrale dell’istallazione. L’opera finale risulta accompagnata da un manuale di assemblaggio e smontaggio dell’opera contenuto in un raccoglitore d’istruzione ad anelli datato 1966, accludendo fotografie, note e un modellino in scala accuratamente compilato da  Marcel Duchamp.
Al visitatore del Philadelphia Museum of Art si mostra inizialmente solo una porta murata nella parete di una sala: la porta è chiusa, per vedere cosa vi sia all’interno, il visitatore, da  curioso  voyeur deve sbirciare attentamente attraverso due fori posti all’altezza degli occhi. Al di là di una falla aperta in un muro di mattoni si apre un paesaggio luminoso. Nella parte centrale della composizione si osserva poi la testa della donna (la Sposa “desiderosa” del  Grande Vetro ) che ci riconduce  per  associazione logica all’Origine del mondo” di Courbet del 1866. La presenza oggettiva, il concreto realismo della porta, il forte trompe-l’oeil dell’assemblaggio nasconde  e contraddice un paesaggio inaspettato, una serie di insolite presenze simboliche. Dalla presenza concreta e reale della porta si va verso la percezione  di un mondo interiore costruito da riflessioni stratificate, da accostamenti di “universi possibili” tra proiezioni simboliche e arte totale che si  coniugano e si definiscono oltre il dato reale.
Non è facile comprendere  il pensiero concettuale di Duchamp soggetto a  molteplici associazioni e slittamenti del pensiero. L’artista non intende riprodurre la realtà in quando tale, ma definire una dimensione “trascorrente” carica di stimoli e umori che possano mettere in movimento una complessità coinvolgente.  Chi guarda le sue opere non dovrebbe limitarsi al semplice significato apparente dell’oggetto materiale, ma  cercare di porsi al di là di un limite,  fuori  del consueto e logico ragionamento. Dopo il Grande Vetro del 1923, la ricerca associativa, l’approccio concettuale di Duchamp si definisce in modo chiaro e convincente; spostando l’oggetto dal suo naturale contesto logico, la de-contestualizzazione data genera un nuovo  valore e  un nuovo senso da  attribuire all’oggetto. Con “Etant Donnés”, poi, la creazione coincide con la complessità e la partecipazione attiva del fruitore, inoltre, da consueta presenza materiale si tramuta in apparizione sfuggente e visionaria. L’opera ultima, nasce  essenzialmente per guardare oltre; è proprio lo sguardo a commettere l’atto impuro di violare una certezza, un limite, un confine certo che  risulta d’intralcio tra il visibile e l’invisibile.
I due artisti dadaisti, Kurt Schwitters  e Marcel Duchamp  proposti da noi a questa 57 Biennale Internazionale di Venezia 2017, quasi negli stessi anni,  hanno in comune l’attenzione  a  costruire  e  utilizzare uno spazio oggettivo di tipo ambientale convogliando materiale  recuperato di scarto, alla ricerca di “universi possibili”, tra visibile e invisibile, tra  proiezione simbolica e spazio globaleQueste due esperienze saranno fondamentali e da stimolo  per tutte le ricerche concettuali e ambientali internazionali che saranno  prodotte tra gli anni 60’ e 70’ nell’ambito dell’arte contemporanea.      Giovanni Bonanno   11 agosto 2017
La Biografia:
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BIOGRAFIA   MARCEL DUCHAMP (1887-1968) Biografia Henri-Robert-Marcel Duchamp nasce il 28 luglio 1887 nei pressi di Blainville, in Francia. Nel 1904 raggiunge a Parigi i fratelli Jacques Villon e Raymond Duchamp-Villon e frequenta i corsi di pittura all’Académie Julian fino al 1905. Le sue prime opere sono di stile postimpressionista. Espone per la prima volta nel 1909 al Salon des Indépendants e al Salon d’Automne di Parigi. I suoi dipinti del 1911, in stretto rapporto con il cubismo, tendono tuttavia a rappresentare immagini successive di un corpo in movimento. Nel 1912 dipinge la versione definitiva di Nudo che scende le scale: l’opera viene esposta al Salon de la Section d’Or dello stesso anno e in seguito, nel 1913, all’Armory Show di New York, dove susciterà grande scalpore. Le idee iconoclastiche e radicali di Duchamp precorrono la nascita del movimento Dada, che avverrà a Zurigo nel 1916. Dal 1913, abbandonati la pittura e il disegno tradizionali, si dedica a forme d’arte sperimentali elaborando disegni meccanici, studi e annotazioni che verranno inclusi nella sua grande opera degli anni 1915-23, La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche. Nel 1914 realizza i primi “readymade” (oggetti di uso comune, a volte modificati, presentati come opere d’arte) destinati ad avere effetti rivoluzionari per molti pittori e scultori. Nel 1915 Duchamp soggiorna per la prima volta a New York, dove la sua cerchia include Katherine Dreier e Man Ray, con i quali più tardi fonda la Société Anonime, Louise e Walter Arensberg, Francis Picabia e altri esponenti dell’avanguardia artistica. Dopo un periodo di nove mesi che trascorre a Buenos Aires occupato principalmente nel gioco degli scacchi, Duchamp ritorna in Francia nell’estate del 1919 e si lega al gruppo Dada parigino. Di nuovo a New York nel 1920, realizza le sue prime strutture motorizzate e crea Rrose Sélavy, il suo alter ego femminile. Tornato a Parigi nel 1923, Duchamp pare abbandonare l’arte per il gioco degli scacchi, ma in realtà non cessa i suoi esperimenti artistici. Dalla metà degli anni ’30 collabora con i surrealisti e partecipa alle loro mostre. Si stabilisce in modo definitivo a New York nel 1942 e diviene cittadino statunitense nel 1955. Negli anni ’40 è in contatto con i surrealisti emigrati a New York e con essi espone varie volte. Nel 1946 comincia a realizzare Etant donnés, un grande assemblage al quale lavorerà segretamente per i successivi vent’anni. Muore a Neuilly-sur-Seine, nei pressi di Parigi, il 2 ottobre 1968.


“PADIGLIONE  LAUTANIA VIRTUAL  VALLEY
UNIVERSI POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente
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“Area di Confine Porta Duchamp”  
Da sabato  6 maggio 2017 a domenica 26 novembre 2017
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BIOGRAFIA DI KURT SCHWITTERS

Biografia

Kurt Schwitters  ‹švìtërs›,  – Pittore (Hannover 1887 – Ambleside 1948). Studiò all’accademia di Dresda (1909-14) e, dopo una fase espressionista e cubista, nel 1918 creò le sue prime opere astratte. Per la sua personalità e il carattere estroso, Schwitters. viene spesso accomunato al movimento dada, del quale tuttavia non fece mai parte effettiva, nonostante l’amicizia che lo legò prima a T. Tzara e H. Arp, poi a R. Hausmann e Hanna Höch, esponenti del dada berlinese. Ben presto abbando’ i tradizionali materiali pittorici, immettendo sulla tela, con la tecnica del collage, gli oggetti di scarto più disparati, da biglietti del tram a frammenti di giornali, stoffe, spugne, tappi, bottoni. Uno dei suoi collages porta il titolo di Das Merzbild (1919), dal frammento della parola (Com)merz che vi compare. Una composizione equilibrata con vari materiali: fili metallici, corde, maglia metallica, carta e cartone di vario genere, in cui in posizione pressappoco centrale compare la scritta “Merz”, ricavata da un’inserzione della Kommerz- und Privatebank. Il quadro è andato disperso dopo essere stato esposto in modo dispregiativo nella mostra nazista dell’arte degenerata.

Nato casualmente, questo termine Merz accompagnò e caratterizzo’ tutta l’attività successiva di Schwitters. Pertanto, egli chiamò Merzplastiken i suoi rilievi, Merzdichtungen le composizioni in prosa o in poesia, formate da frammenti di frasi, parole, modi di dire, come An Anna Blume (pubblicato su Der Sturm) e ancora Die Blume Anna e Memoiren Anna Blumes in Bleie. Nel 1921 fece un ciclo di conferenze a Praga con Hausmann e H. Höch e sulla sua scia compose una Ursonaate, basata sullo stesso principio di sfruttamento della sonorità della voce umana. Nel 1922-23 fu in Olanda con T. van Doesburg. Nel gennaio 1923 uscì il primo numero della rivista Merz e nello stesso anno iniziò il primo Merzbau (distrutto da un bombardamento nel 1943), una costruzione che attraversava i varî piani della sua casa di Hannover, fatta di oggetti eterogenei, aggiunti di giorno in giorno. Sempre in contatto con i movimenti di avanguardia, Schwittars. fece parte dei gruppi “Cercle et Carré” e “Abstraction-Création”. Nel 1937 lasciò la Germania per stabilirsi in Norvegia, dove a Lyvaker iniziò un secondo Merzbau, anche questo distrutto. Nel 1940, invasa la Norvegia dai nazisti, l’artista si rifugiò in Inghilterra e fino al 1945 rimase internato in un campo di prigionia. Dopo il 1945 si stabilì ad Ambleside e, grazie a un finanziamento del Museum of Modern art di New York, poté dedicarsi alla realizzazione del terzo Merzbau, tuttavia, rimase incompiuto nel 1948 per  l’improvvisa morte.

 

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PAVILION LAUTANIA VIRTUAL VALLEY / 1887 – Kurt Schwitters & Marcel Duchamp

Comunicato stampa

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

PAVILION  LAUTANIA  VIRTUAL  VALLEY  / 1887 – Kurt Schwitters &  Marcel Duchamp “UNIVERSI  POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente”  a cura di  Giovanni Bonanno. Dal 6 maggio 2017 al 26 novembre 2017– Due proposte  internazionali presentate in contemporanea con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017.

 

KURT  SCHWITTERS  / 1887- Kurt Merz/Ecology
Mostra collettiva internazionale  dedicata  a  Kurt  Schwitters
a cura di Giovanni  Bonanno
Primo evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in concomitanza con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2017

Dal 6 maggio 2017 al 13  agosto 2017

Inaugurazione:  sabato 6 maggio  2017,  ore 18.00
Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159
e-mail:  bongiani@alice.it
Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

KURT SCHWITTERS / 1887 – Kurt Merz/Ecology

Per i 130 anni dalla nascita  di  Kurt Schwitters  (Hannover, 20 giugno 1887 – Kendal, 8 gennaio 1948), lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery in occasione della 57° Biennale di Venezia 2017, intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e contemporaneo presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”   a Kurt Schwitters  e Marcel Duchamp che riassumono egregiamente il concetto  di   indagine intesa come il luogo privilegiato per rilevare i sogni e le utopie che nella dimensione metafisica e mentale suggeriscono  mondi e immaginari collettivi.  Lo studio abitazione dell’artista, nella dimensione creativa, temporale e spaziale definisce l’estensione verso l’altro, nella  necessità di metabolizzare e trasformare la  realtà. Una invenzione a tutto campo giocata su  “universi possibili”, tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. In questa   prima collettiva internazionale dedicata a Kurt Schwitters  a cura di  Giovanni Bonanno sono presenti 66 opere di altrettanti importanti artisti  che hanno voluto  condividere  tale proposta come artisti di frontiera  a margine  di un  possibile confine e spartiacque al  sistema ufficiale  dell’arte.
Artisti presenti:   

Kurt Schwitters, Germania I Marcello Diotallevi, Italia I Lars Schumacher, Germania I Ruggero Maggi, Italia I Anna Boschi, Italia I Clemente Padin, Uruguay I Vittore Baroni, Italia I Luisa Bergamini, Italia I John M. Bennett, Usa I Gino Gini, Italia  I Cesar Reglero Campos, Spagna I G. Franco  Brambati, Italia I Rolando Zucchini, Italia I C. Mehrl  Bennett, Usa I Antonio Sassu, Italia I Mauro Molinari, Italia I Willemien Visser, Germania I Ramona Palmisani, Italia I Emilio Morandi, Italia I Borderline Grafix, Usa I Carlo Iacomucci, Italia I Daniel  Daligand, Francia I Domenico Ferrara Foria, Italia I Fernanda Fedi, Italia I Remy  Penard, Francia I Lancillotto Bellini, Italia I  Marina  Salmaso, Danimarca I Pier Roberto Bassi, Italia I Rosa Gravino, Argentina I Giancarlo Pucci, Italia I Mighel Jimenez, Spagna I Patrizia Battaglia, Italia I Pascal Lenoir, Francia I Renata e Giovanni Strada I Italia, Stathis Chrissicopulos, Grecia I Rosanna Veronesi, Italia I Gruppo Sinestetico, Italia I Leonor Arnao, Argentina I Giovanni Bonanno, Italia I Domenico Severino, Italia I Bruno Cassaglia, Italia I Luc Fierens, Belgio I Lamberto Caravita, Italia I Angela Caporaso, Italia I Mabi Col, Italia I Claudio Romeo, Italia I Daniele Virgilio, Italia I Cinzia Farina, Italia I Fulgor C. Silvi, Italia I Maria Josè Silva – Mizè, Portogallo I Roberto Scala, Italia I Linda Paoli,  Italia I Guido Capuano, Italia I Francesco Aprile, Italia I Carl Baker, Canada I Adriano Bonari, Italia I Oronzo Liuzzi, Italia I Mauro Dal Fior, Italia I Andrea Bonanno, Italia I  Rossana Bucci, Italia I Russell Manning, USA I Willemien Visser, Germania  I Alfonso  Caccavale, Italia I Rosalie Gancie, Usa I Maribel  Martinez, Argentina I Susanne Schumacher, Germania.

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BIOGRAFIA
Herman Edward Karl Julius Schwitters (Hannover, 20 giugno 1887 – Kendal, 8 gennaio 1948), dal 1908 al 1909 frequenta la Kunstgewerbeschule ad Hannover e dal 1909 al 1914 studia alla Kunstakademie Dresden. Dopo aver servito nell’esercito come disegnatore nel 1917, avvia le sue prime esperienze  in ambito cubista ed espressionista. Vicino alla corrente dada berlinese fondò un proprio principio artistico chiamato Merz che adotterà per tutte le sue attività creative, dalla poesia, al collage, alle strutture. I suoi primi Merzbilder risalgono al 1919, l’anno della sua prima mostra alla galleria Der Sturm di Berlino e della prima pubblicazione dei suoi scritti sul periodico “Der Sturm”. Nel 1920 espone alla Société Anonyme di New York

E’ stato un artista tedesco attivo in diverse correnti del suo tempo, tra cui il dadaismo, il costruttivismo, il cubismo, e meglio ricordato per l’utilizzo di mezzi d’avanguardia come il suono, il collage e il dattiloscritto. Le sue opere sono generalmente considerate precorritrici delle moderne installazioni e  delle ricerche ambientali. L’artista tedesco, inoltre, può essere considerato come uno dei maggiori esponenti della cosiddetta arte dei rifiuti un’arte basata sull’assemblaggio di materiali di recupero, oggetti ricercati nello scarto della quotidianità, e soprattutto inutili. Questi oggetti, apparentemente destinati ad una fine, sono rivalutati da Schwitters, che dà vita a composizioni del tutto complete e originali, sia da un punto di vista formale, sia per l’innovativo riuso, a discapito di una inutile apparenza. Schwitters è stato anche un prolifico scrittore, noto soprattutto per la poesia provocatoria An Anna Blume, è autore di liriche, tra cui esempi di poesia concreta, di prose brevi e satiriche, di scritti e manifesti di critica d’arte.

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PAVILION  LAUTANIA VIRTUAL VALLEY

 

 SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

1887 – Kurt Schwitters &  Marcel Duchamp “UNIVERSI  POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente”  a cura di  Giovanni Bonanno.

Dal 6 maggio 2017 al 26 novembre 2017– Due proposte  internazionali presentate in contemporanea con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia  2017

 

KURT SCHWITTERS / 1887- Kurt Merz/Ecology

1887 – Kurt Schwitters &  Marcel Duchamp “UNIVERSI  POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente”  a cura di  Giovanni Bonanno.

Dal 6 maggio 2017 al 26 novembre 2017– Due proposte  internazionali presentate in contemporanea con la 57th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia  2017

 

LAUTANIA  VIRTUAL  VALLEY

“UNIVERSI  POSSIBILI / Verso La Globalità Intelligente”

Kurt Schwitters “1887 – KURT MERZ / ECOLOGY”

Testo critico di Giovanni Bonanno

Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery, in occasione della 57° Biennale di Venezia 2017 intende dedicare l’attenzione come evento indipendente e contemporaneo presso il “Pavilion  Lautania  Virtual  Valley”,   a due artisti dadaisti come Kurt Schwitters  e Marcel Duchamp nati nel 1887, che sintetizzano magnificamente il concetto  d’indagine inteso come il luogo privilegiato per rilevare i sogni e le utopie che nella dimensione metafisica e mentale suggeriscono  mondi e immaginari collettivi.  Una invenzione a tutto campo giocata su  “universi possibili” tra la libertà della creazione e la globalità intelligente del fare arte. Lo Spazio Ophen dopo aver dedicato l’attenzione nel 2015, in occasione della precedente Biennale di Venezia a due artisti giapponesi come Shozo Shimamoto e Ryosuke Cohen,  “dentro e fuori il corpo”, (The World’s  Futures / Inside and outside the body), intende ora indagare il lavoro dei  due artisti  dadaisti e globali  tra “Aperto e Chiuso / Closed and Open” con due  rispettive mostre a loro dedicate volte ad approfondire ciò che sottende il processo creativo. Lo studio abitazione dell’artista, nella dimensione creativa, temporale e spaziale definisce l’estensione verso l’altro nella  necessità di metabolizzare e trasformare la  realtà.

Per questa prima mostra collettiva internazionale dedicata a Schwitters, in occasione della ricorrenza dei 130 anni dalla nascita  (Hannover, 20 giugno 1887 – Kendal, 8 gennaio 1948),  sono state inviate a diversi artisti contemporanei  delle postcard con la foto del primo Merzbau, per intenderci quello di Hannover del 1923 – 1943, l’assemblaggio nella casa dell’artista, distrutto nel 1943, chiedendo a loro, nel rispetto del pensiero di arte totale di Schwitters,  un intervento “aggiuntivo” di  ideale condivisione, un  intervento per  “continuare” coscientemente e coerentemente l’opera di Schwitters,  che essendo “un work in progress”  non è destinato in alcun modo ad un possibile e definitivo completamento dell’opera. Del resto, i tre Merzbau, hanno avuto il triste destino di essere stati o distrutti (come per esempio quello di Hannover) oppure di  rimanere  non completati a causa della morte improvvisa dell’artista tedesco. In questa collettiva internazionale sono presenti 66 opere di altrettanti importanti artisti  che hanno voluto  condividere  tale proposta come artisti di frontiera  a margine  di un  possibile confine e spartiacque al  sistema ufficiale  dell’arte.

 

Cos’è Merzbau? 

Kurt Schwitters, protagonista solitario e isolato del dadaismo tedesco, dopo una breve fase espressionista e cubista, decise ben presto di abbandonare  i modi tradizionali  di fare pittura per preferire l’utilizzo di materiali poveri  sotto forma di collage con oggetti recuperati di ogni tipo. Uno dei suoi  primi collages porta il titolo di Merzbild (1919), dal frammento della parola (Com)merz che vi compare.  L’opera Das Merzbild del 1919, risulta già un assemblage con una composizione di vari materiali: fili e maglia metallica con corde, carta e cartone di vario tipo. Nella parte centrale dell’opera è presente in modo evidente la scritta “Merz”, ricavata da un’inserzione della Kommerz – und Privatebank. Quest’opera è andata dispersa dopo essere stata esposta in modo dispregiativo nella mostra nazista dell’arte e considerata degenerata. La parola Merz, come quella di “Dada”,  nata casualmente senza alcun significato, verrà attribuita a tutto diventando la cifra personale di tutta l’attività successiva dell’artista tedesco. Senza alcun dubbio la sua creazione più nota è un’installazione intitolata il Merzbau, costruita, con materiali trovati, detta dallo stesso artista  “Cattedrale della miseria erotica”, esistita ad Hannover tra il 1923 e il 1944 prima di essere distrutta dai bombardamenti. All’interno di questa costruzione ambientale, l’artista  aggiungeva  sviluppando lentamente frammenti di cose di recupero trovate. L’opera, intesa come un work in progress volutamente provvisorio, non si concluse mai. Dopo il 1945 si stabilì ad Ambleside e, grazie a un finanziamento del Museum of Modern Art di New York, poté dedicarsi alla realizzazione del terzo Merzbau, rimasto, dopo il secondo anch’esso incompiuto  a causa della prematura morte dell’artista in Gran Bretagna nel 1948.

 

Ecologia e arte totale

Tutto il suo lavoro ruota sul concetto  di “ecologia e arte totale” inteso come recupero di oggetti  rimessi nell’ambiente. Hans Richter scrive di Schwitters: tutto ciò che era stato gettato via, tutto ciò che amava è ripristinato  con onore nella vita per mezzo della sua arte”. Noi consideriamo “rifiuto” la materia che ha esaurito la sua normale funzione mentre potrebbe essere  ripresa, riutilizzata come fonte di una nuova vita, ristrutturata per un nuovo scopo, per una nuova creazione. Secondo Schwitters, “la materia può essere trasformata, ma mai rimossa”. Tutto è rifiuto, per cui le cose devono essere costruite necessariamente utilizzando i frammenti delle cose trovate, non a caso possiamo parlare di “pensiero ecologico”.Questa idea  verrà applicata a vari livelli e ad ogni aspetto del suo lavoro, dal collage alla grafica, dal testo poetico alla musica. L’opera d’arte rappresenta con lui  la visione essenzialmente ecologica e cosciente dell’arte e del mondo, con l’urgente bisogno verso il recupero dei materiali usati che gli altri considerano rifiuti. Alla base di questa insolita poetica nulla viene scartato ma riutilizzato e rimesso a nuovo uso.  L’opera, quindi, intesa come riuso di oggetti di rifiuto trovati diventa il fondamento di tutta l’attività dell’artista tedesco. Per usare la terminologia della cultura popolare e contadina – secondo noi – “Schwitters usa ogni parte del maiale”, perché del maiale si adopera  tutto e non si deve buttare nulla, neanche le ossa. Nel Merzbau di Hannover, l’artista  ha immesso le stesse idee sulle quali si fonda  tutta la produzione dei suoi collage, solo che diversamente dai collage di carta, lui stesso poteva vivere all’interno dello spazio, in una sorta di “collage tridimensionale” che conteneva i quartieri, le grotte e gli angoli nascosti dei ricordi e della memoria. Nel Merzbau del 1923, come per il territorio di una città, l’artista vi distingueva diversi quartieri e frazioni con una “cattedrale della miseria erotica”,  la cava dell’omicidio sessuale” in cui era presente una sorta di corpo femminile fratturato dipinto in rosso, una “grande grotta dell’amore” e  “una grotta di Goethe”. Praticamente un insolito labirinto ambientale, con una struttura costruita nel tempo a recuperare ossessioni oscure e  memorie autobiografiche.

Rimane l’opera omnia intesa come zona cupa della mente, di conseguenza, cresce a dismisura come una  grande città e le cavità, le valli, le grotte devono avere necessariamente una vita, una struttura propria e un carattere autonomo; una cavità ospita il tesoro scintillante dei Nibelunghi, mentre la grotta sex-crimine ha un orrendo cadavere mutilato di una ragazza sfortunata.  Lo stesso Schwitters descrive la costruzione del primo Merzbau: It grows the way a big city does…I run across something or other that looks to me as though it would be right for the KdeE, so I pick it up, take it home, and attach it and paint it, always keeping in mind the rhythm of the whole…As the structure grows bigger and bigger, valleys, hollows, caves appear, and these lead a life of their own within the over-all structure…Each of the caves or grottoes takes its character from some principle component. One holds the glittering treasure of the Nibelungs…and the Goethe grotto has one of his legs and a lot of pencils worn down to stubs…the sex-crime cave has one abominable mutilated corpse of an unfortunate girl…an exhibition of paintings and sculptures by Michelangelo and myself being viewed by one dog on a leash…a 10% disabled war veteran with his daughter, who has no head but is still well preserved…”(Schmalenbach, 132-33).

Ognuna delle grotte, quindi,  prende il suo carattere da qualche elemento principale; integrati all’interno della struttura vi erano i singoli santuari  dedicati a molti amici e autori dadaisti, con oggetti e frammenti del proprio corpo (una piccola bottiglia di urina, un’unghia,  interruttori rotti, bottoni, biglietti del tram, etichette colorate di formaggio Camembert, un mozzicone di sigaretta, bicchieri capovolti e persino una ciocca di capelli), utilizzati allo sviluppo e alla crescita progressiva dell’installazione ambientale. Con quest’opera non possiamo più parlare semplicemente di scultura, oppure di arredamento totale alla maniera delle ambientazioni del Bauhaus o di quelle futuriste. Ormai, l’opera  deve dilatarsi  oltre il quadro estendendosi in tutto lo spazio della stanza che lo ospita. Inizialmente l’artista di Hannover incominciò a occupare lo spazio del suo studio con una prima colonna centrale, aggiungendo poi anche le altre due costruite con una religiosità laica in maniera estensiva e casuale. In circa vent’anni di lavoro, questo particolare “environment” divenne una sorta di autoritratto autobiografico e speculare dei sui pensieri e dei  contatti sociali con gli altri. Un diario intimo fatto di immagini, di oggetti e di spazio con una costruzione  in corso  in fase di definizione. Luogo concreto e vivibile, dunque,  in cui l’artista depositava i pensieri e i propri oggetti più cari, le testimonianze più vere che  gli consentissero di colmare il vuoto e la distanza tra la vita di ogni giorno e l’arte. La struttura tridimensionale crebbe in maniera apparentemente disordinata e caotica  carica di particolari richiami  simbolici e affettivi divenendo, di fatto, “l’opera ecologica e globale di una intera vita” destinata a rappresentare simbolicamente un sistema olistico, ovvero, una  particolare concezione totale.  Di certo, nel  Merzbau vi sono contenuti e accumulati  una  vasta e svariata gamma di  allusioni e di archetipi culturali addensati nello spazio a definire un procedere ciclico e temporale che emula e imita il procedere della vita cronologica nel suo farsi e disfarsi, con momenti passati sommersi e nascosti da quelli più recenti, come accade in una naturale crescita geologica o biologica. L’uso della ricercata funzione simbolica olistica da parte di Schwitters rende il Merzbau una occasione appropriata  per riflettere “in senso ecologico” su una particolare visione del mondo e sull’intero ecosistema del pensiero umano.          Giovanni  Bonanno  13 aprile 2017.

 

Biografia

Kurt Schwitters  ‹švìtërs›,  – Pittore (Hannover 1887 – Ambleside 1948). Studiò all’accademia di Dresda (1909-14) e, dopo una fase espressionista e cubista, nel 1918 creò le sue prime opere astratte. Per la sua personalità e il carattere estroso, Schwitters. viene spesso accomunato al movimento dada, del quale tuttavia non fece mai parte effettiva, nonostante l’amicizia che lo legò prima a T. Tzara e H. Arp, poi a R. Hausmann e Hanna Höch, esponenti del dada berlinese. Ben presto abbando’ i tradizionali materiali pittorici, immettendo sulla tela, con la tecnica del collage, gli oggetti di scarto più disparati, da biglietti del tram a frammenti di giornali, stoffe, spugne, tappi, bottoni. Uno dei suoi collages porta il titolo di Das Merzbild (1919), dal frammento della parola (Com)merz che vi compare. Una composizione equilibrata con vari materiali: fili metallici, corde, maglia metallica, carta e cartone di vario genere, in cui in posizione pressappoco centrale compare la scritta “Merz”, ricavata da un’inserzione della Kommerz- und Privatebank. Il quadro è andato disperso dopo essere stato esposto in modo dispregiativo nella mostra nazista dell’arte degenerata.

Nato casualmente, questo termine Merz accompagnò e caratterizzo’ tutta l’attività successiva di Schwitters. Pertanto, egli chiamò Merzplastiken i suoi rilievi, Merzdichtungen le composizioni in prosa o in poesia, formate da frammenti di frasi, parole, modi di dire, come An Anna Blume (pubblicato su Der Sturm) e ancora Die Blume Anna e Memoiren Anna Blumes in Bleie. Nel 1921 fece un ciclo di conferenze a Praga con Hausmann e H. Höch e sulla sua scia compose una Ursonaate, basata sullo stesso principio di sfruttamento della sonorità della voce umana. Nel 1922-23 fu in Olanda con T. van Doesburg. Nel gennaio 1923 uscì il primo numero della rivista Merz e nello stesso anno iniziò il primo Merzbau (distrutto da un bombardamento nel 1943), una costruzione che attraversava i varî piani della sua casa di Hannover, fatta di oggetti eterogenei, aggiunti di giorno in giorno. Sempre in contatto con i movimenti di avanguardia, Schwittars. fece parte dei gruppi “Cercle et Carré” e “Abstraction-Création”. Nel 1937 lasciò la Germania per stabilirsi in Norvegia, dove a Lyvaker iniziò un secondo Merzbau, anche questo distrutto. Nel 1940, invasa la Norvegia dai nazisti, l’artista si rifugiò in Inghilterra e fino al 1945 rimase internato in un campo di prigionia. Dopo il 1945 si stabilì ad Ambleside e, grazie a un finanziamento del Museum of Modern art di New York, poté dedicarsi alla realizzazione del terzo Merzbau, tuttavia, rimase incompiuto nel 1948 per  l’improvvisa morte.

 

 

 

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John M. Bennett / EXPERIMENTAL VISUAL POETRY


La Galleria e il Museo Virtuale

http://www.collezionebongianiartmuseum.it/

MOSTRA IN CORSO:

EXPERIMENTAL VISUAL POETRY

Mostra Personale  di  JOHN  M. BENNETT

Opere 2014 – 2016

a cura di Giovanni  Bonanno

Dal  12 Gennaio al  2 aprile 2017

Visit:  http://www.collezionebongianiartmuseum.it/virtualGallery/?art=12

Catalogo digitale experimental visual poetry

Mostra Personale di John M. Bennett,   opere 2014 2016

Sandro Bongiani Arte Contemporanea

Sandro Bongiani Arte Contemporanea, Salerno – Italia John M.

Ophen Virtual Art Gallery

Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159

e-mail: bongiani@alice.it

Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it

Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

S’inaugura  giovedì 12 gennaio 2017, alle ore 18.00, la mostra  personale  dal titolo: “EXPERIMENTAL VISUAL  POETRY” che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery  di Salerno dedica all’artista John M. Bennett con 71 poems poetry realizzati  in un arco di tempo che va dal 2014 al 2016.  L’esposizione e accompagnata da  una presentazione critica di Giovanni Bonanno.

 http://www.collezionebongianiartmuseum.it/contatti.php

 ” Tutto il Materiale è  protetto da diritto d’autore “

 Tutti i Diritti  sono riservati,  per qualsiasi richiesta  occorre contattare espressamente l’artista in questione  o il Bongiani Ophen Art Museum che si farà carico personalmente  di contattare l’artista richiesto  per avere Il permesso esplicito di Pubblicazione. 

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John M. Bennett / EXPERIMENTAL VISUAL  POETRY

Testo critico di  Giovanni Bonanno

John  M. Bennett (b. 1942, Chicago) è un poeta visuale americano sperimentale in cui la scrittura, il suono, la poesia fonetica e la performance  si relazionano  in una sorta di poetica “asemic” in cui il consueto concetto di poesia lineare si evolve  e viene sovvertito in direzione di una visione sperimentale, accogliendo di fatto umori e ricerche  nuove nell’ambito della scrittura, del suono e della parola. Una forma poetica che come scrivono Sinclair Scripa / Tara Verheide “incapsula il caos che caratterizza la nostra esperienza di e in questo mondo, dandogli una forma e presenza nelle parole, fonemi, lingue”. Del resto, lo stesso John B. Bennett  conferma che  “in un certo senso tutto è il caos; il mio lavoro è un modo per cercare d’incanalare in qualche modo quel caos in forme che risuonano con me. Così le poesie sono piccoli pezzi di caos. La realtà è caos, ma ha senso se si può vedere dalla giusta prospettiva”.

L’asemic writing”, ovvero la scrittura asemantica è il campo privilegiato di  Bennett, il luogo occasionale in cui molti elementi, apparentemente in attrito, convergono  in una sorta di flusso visivo,  di affioramento casuale, di  emersione data per oggettiva che oggettiva non potrà mai essere. Una sorta di evidenziamento  semantico “aperto”, senza parole che hanno un solo significato, libero da qualsiasi costrizione prefissata. La “scrittura asemantica”, infatti,  nasce come una forma di scrittura poetico/letteraria formata essenzialmente dall’utilizzo di parole inventate con un  conseguente significato nascosto. Nonostante non ci sia un contenuto semantico specifico,  è comunque capace di coinvolgere diversi campi di ricerca lasciando un varco aperto per l’interpretazione e l’invenzione. Insomma, una scrittura dotata di segno, ma senza significato e tuttavia, senza perdere la possibilità  di creare altro senso. John M. Bennett appartiene a questa particolare e privilegiata area di ricerca in cui la libertà e la metafora multi-strutturata di significato si condensa  in lacerti di senso ambiguo dandogli una  presenza apparentemente in forma di scrittura, di immagine o di parola. Bennett, non de/scrive poesie lineari, secondo Sinclair Scripa,  “usa la poesia come mezzo di comprensione per creare ciò che non può essere compreso e cosa non può esistere”, e quindi, l’uso della parola scritta e verbale come mezzo per suggerire  emotivamente dell’altro rispetto al consueto.

Collocatosi da diversi decenni in quell’area di esperienza che  io chiamo “dell’arte marginale”, In 50 anni  di attività poetica, ha saputo rigenerarsi  con  una sorprendente varietà di proposte. Inoltre, come editore  alternativo e  ha pubblicato più di 400 libri e libretti di poesia, ognuno molto diverso  dall’altro. Richard Kostelanetz  lo definisce “l’autore seminale della mia generazione”, in grado di relazionarsi proficuamente con le avanguardie storiche del novecento e  con personaggi interessanti come per esempio  André Masson,  Max Ernst, Henri Michaux, Paul Klee, fino ad rigenerarsi  nelle “asemic writings” (“scritture asemantiche”) con una scrittura “universale” capace di suggerire  nuove e diverse  interpretazioni possibili. Non essendoci  una corrispondenza logica  fra significante e significato che caratterizza la scrittura convenzionale, si determina  nella sua opera un’assenza di significato, una sorta di “vuoto semantico” che l’artista colma in parte con una  figurazione apparentemente ludica e ingenua, una sorta di ibrida e fluida “scrittura poetica”, suggerendoci  di integrare tale vuoto con una interpretazione personale  che necessariamente  deve coinvolgere la sfera cognitiva, culturale e emotiva.

La sua è una scrittura  che considero “d’interferenza relazionale” con l’intenzione ben precisa di annullarne la completa  leggibilità e per definirsi come lettura autonoma,  proprio perché  riposta in profondità nelle nostre menti inconsce. Del resto, anche le performance verbo-sonore seguono questa logica  espressiva caratterizzata volutamente da un atteggiamento di attrito, come lui stesso afferma, apparentemente compulsivo di tipo psico-balbettio poetico. Una scrittura creativa, quindi, che fonde testo e segno grafico per divenire in definitiva  anche lacerto d’immagine  al limite della figurazione o della scrittura grafica.

Penso alle serie di opere presenti in questa mostra personale con la presenza di piccoli esseri  o ri/tratti giocosi nati dalla provvisorietà  della scrittura e del caso. Frammenti di  una scrittura decantata  che si da a nuova vita.  Presenze lievi e “insostanziali” che vanno a definirsi provvisoriamente su concreti e reali cartoni di imballaggio recuperati e resi possibili, segni che si definiscono nella dimensione più oscura e precaria dell’esistere svincolate da un normale e consueto senso logico.  Perché  è nel caso e solo nella dimensione “aperta del fare”   che  l’espressione poetica può esistere e manifestarsi  scavalcando la comprensione univoca  della lettura linguistica decodificata; così, solo così un testo poetico può essere interpretato in modo personale, liberando la mente e rincorrendo a diversi  significati plurimi che derivano da ciascun  accordo e simbolismo grafico.

Dobbiamo sottolineare, infine che l’orizzonte delle proposte di Bennett coincide anche con le assidue collaborazioni tra artisti e poeti contemporanei  di diverse latitudini  (collab works), diventata ormai una  consuetudine consolidata. Rimane una costante ricerca in campo  per mettere a confronto mondi e modalità operative differenti. Nel corso degli anni ha collaborato con molti artisti americani  e stranieri, tra le assidue frequentazioni dobbiamo segnalare il contributo di Tom Cassidy, Mc Murtagh, CMB, Jim Leftwich, Sheila, Baron, il nostro Lancillotto Bellini e tanti altri poeti internazionali.  Diretto discendente del Dadaismo e della scrittura sperimentale, viene presentata  in  questa  mostra  personale la poetica  di ricerca  di questo importante artista americano con 71 lavori degli ultimi tre anni (2014 – 2016).  L’evento vuole essere anche un doveroso  omaggio alla visione del non-sense e dell’objet trouvé  diffusa dal Dadaismo  di cui  nel 2016 è ricorso il centenario, (1916-2016).                Giovanni  Bonanno     Dic. 2016

 

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Mostra Personale di JOHN M. BENNETT

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

Via S. Calenda, 105/D – Salerno

EXPERIMENTAL VISUAL POETRY

Mostra Personale  di  JOHN  M. BENNETT

 Opere 2014 – 2016

a cura di Giovanni  Bonanno

Dal  12 Gennaio al  2 aprile 2017

Inaugurazione:  Giovedì  12 Gennaio 2017,  ore 18.00

Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105/D – Salerno Tel/Fax 089 5648159

e-mail:  bongiani@alice.it

Web Gallery: http://www.collezionebongianiartmuseum.it

Orario continuato tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

                              

S’inaugura  giovedì 12 gennaio 2017, alle ore 18.00, la mostra  personale  dal titolo: “EXPERIMENTAL VISUAL  POETRY” che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery  di Salerno dedica all’artista John M. Bennett con 71 poems poetry realizzati  in un arco di tempo che va dal 2014 al 2016.  L’esposizione e accompagnata da  una presentazione critica di Giovanni Bonanno.

John  M. Bennett (b. 1942, Chicago) è un poeta visuale americano sperimentale in cui la scrittura, il suono, la poesia fonetica e la performance  si relazionano  in una sorta di poetica “asemic” in cui il consueto concetto di poesia lineare si evolve  e viene sovvertito in direzione di una visione sperimentale, accogliendo di fatto umori e ricerche  nuove nell’ambito della scrittura, del suono e della parola. John M. Bennett appartiene a una e particolare area di ricerca in cui la libertà e la metafora multi-strutturata di significato si condensa  in lacerti di senso ambiguo dandogli una  presenza apparentemente in forma di scrittura, di immagine o di parola. In 50 anni  di attività poetica, ha saputo rigenerarsi  con  una sorprendente varietà di proposte in grado di relazionarsi proficuamente con le avanguardie storiche del novecento e  con personaggi interessanti come per esempio  André Masson,  Max Ernst, Henri Michaux, Paul Klee, fino ad rigenerarsi  nelle “asemic writings” con una scrittura “universale” capace di suggerire  nuove e diverse  interpretazioni possibili.  La sua è una scrittura  che considero “d’interferenza relazionale” con l’intenzione ben precisa di annullarne la completa  leggibilità e per definirsi come lettura autonoma,  proprio perché  riposta in profondità nelle nostre menti inconsce. Una scrittura creativa, quindi, che fonde testo e segno grafico per divenire in definitiva  anche lacerto d’immagine  al limite della figurazione o della scrittura grafica. Perché, scrive Giovanni Bonanno,  “è nel caso e solo nella dimensione aperta del fare  che  l’espressione poetica può esistere e manifestarsi  scavalcando la comprensione univoca  della lettura linguistica decodificata; così, solo così un testo poetico può essere interpretato in modo personale, liberando la mente e rincorrendo a diversi  significati plurimi che derivano da ciascun  accordo e simbolismo grafico”. Diretto discendente del Dadaismo e della scrittura sperimentale, viene presentata  in  questa  mostra  personale la poetica  di ricerca  di questo importante autore americano con una serie di lavori degli ultimi tre anni (2014 – 2016).  L’evento vuole essere anche un doveroso  omaggio alla visione del non-sense e dell’objet trouvé  diffusa dal Dadaismo  di cui  nel 2016 è ricorso il centenario, (1916-2016).

 

Biografia  di  JOHN  M. BENNETT

John M. Bennett [JMB] è nato a Chicago, Illinois, il 12 ottobre 1942. poeta sperimentale, ha iniziato a far conoscere  il suo lavoro già nel 1970.  Ha lavorato in una grande varietà di generi, tra poesia visiva, grafica, suono, mail art, cinema collaborando con scrittori e artisti da tutto il mondo. E ‘stato anche editore della rivista letteraria internazionale Lost and Found Times, 1975-2005. Richard Kostelanetz ha scritto che  “John M. Bennett è stato il poeta americano fondamentale della mia generazione, perché ha prodotto tanti lavori interessanti in una complessa varietà di modalità sperimentali”. Attraverso una piccola casa editrice “Luna Bisonte Prods” fondata nel 1974, Bennett  si propone prima nella veste di  editore di se stesso e poi anche di altri poeti. In tanti anni ha pubblicato migliaia di opere di scrittori  in edizione limitata che fanno parte del mondo della  poesia visiva, parola arte e arte /poesia, compresi i 30 anni della rivista “Lost & Found Times”,  raccolti in diverse importanti istituzioni, tra cui Washington University di St. Louis , SUNY Buffalo , The Ohio State University e il Museum of Modern Art . Bennett stesso è  anche il curatore del “Avant Writing Collection”, “The William S. Burroughs Collection”, e “The Cervantes Collection” ai Ohio State University Libraries.

Vive e lavora a Columbus, Ohio (USA).           Home Page: http://www.johnmbennett.net/

 

 

EXPERIMENTAL VISUAL  POETRY

JOHN  M.  BENNETT  

Opere 2014 – 2016

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY  Via S. Calenda, 105/D  – Salerno

12 gennaio – 2 aprile 2017

Inaugurazione: giovedì 12 gennaio, ore 18.00

Orario: tutti i giorni ore 00.00 – 24.00   e-mail: bongiani@alice.it

Web Gallery:  http://www.collezionebongianiartmuseum.it

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