ARAZZI DI NICOLAS POUSSIN A ROMA | ||
Fino al 5 giugno 2011 Roma, Villa Medici – Accademia di Francia.
La visione lirica di Tiziano e la misura classica di Raffaello sono i due poli in cui s’incardina e si distende in senso creativo e originale l’invenzione del grande Nicolas Poussin che tratta la classicità e l’antico come se fosse una struggente emozione dell’anima carica di … Nicolas Poussin, Moïse sauvé des eaux, 1647 huile sur toile, 121 x 195 cm collection de Louis XIV (acheté au duc de Richelieu en 1665) Paris, musée du Louvre, département des Peintures
Dopo 11 anni, l’Accademia di Francia presso Villa Medici a Roma, rende omaggio al grande Nicolas Poussin, uno dei più importanti artisti francesi che con il suo magistrale esercizio pittorico ha influenzato diverse generazioni artistiche successive. Erik de Chassey, in collaborazione con il Museè des Beaux-Art de Bordeaux, presenta per la prima volta, oltre quaranta opere che trattano compiutamente la vita di Mosè. Opere di grande qualità e fascino provenienti dai alcuni dei più prestigiosi musei europei. In questa retrospettiva, alcuni capolavori di pittura, disegni e diversi incisioni vengono messi a confronto con una serie di arazzi realizzati dopo la morte dell’artista francese. Quasi una sorta di acuta analisi tra pittura e grafica di piccolo e medio formato a confronto con la grande dimensione degli arazzi francesi, tutti realizzati utilizzando soggetti e temi analoghi, e che ci appaiono oggi come elaborazioni e approfondimenti diversificati piuttosto che consuete e monotone copie ripetitive. Poussin o Pussin come lo chiamavano a Roma gli amici, fu uno dei più grandi pittori del seicento, che ha condizionato positivamente numerose generazioni di artisti d’orientamento specificatamente classico di quel tempo, fino a interessare personaggi come Delacroix, Ingres, Jean-Louis David, Cezanne e persino il funambolico e imprevedibile Pablo Picasso. A differenza di tanti artisti manieristi a lui contemporanei, come per esempio, Pietro da Cortona o Giulio Romano, Poussin, dotato di grande modestia e coerenza, ha preferito realizzare opere da cavalletto, in un momento storico e culturale in cui si attribuiva massima importanza all’attività degli affreschi e alle opere di grande dimensione, preferendo i formati ridotti che in quel tempo venivano considerati minori dagli studiosi d’arte e quindi, destinati “al diletto”. Solo dopo la morte si è potuto realizzare alcuni importanti arazzi di grande dimensione, come quelli esposti per questa occasione a Villa Medici. Moïse sauvé des eaux, d’après Nicolas Poussin (2e pièce de la tenture) Manufacture des Gobelins, atelier de Jean Jans fils, tissage vers 1683 tapisserie en haute lisse de laine et soie, rehaussée d’or 350 x 495 cm Paris, Mobilier national
L’opera di Nicolas Poussin nasce dall’analisi attenta dell’antico e dal confronto con i più importanti artisti come Raffaello e Tiziano. Nonostante le origini francesi, Poussin (1595-1665), può considerarsi davvero un artista degnamente italiano, sia perché a Roma vi ha sempre vissuto e lavorato, sia anche per i suoi chiari riferimenti culturali che nascono dalla tradizione italiana del cinquecento maturo. Raffaello e Tiziano hanno attratto e incantato profondamente l’artista francese. Da un lato, quindi, il rigore composto e la cadenza del divino Raffaello e dall’altro anche la vena sensuale e poetica di Tiziano. Una ricerca davvero originale che nasce compiutamente all’interno di una tendenza “classicheggiante” e che si ossigena dal confronto con i contemporanei. Per tale convinzione l’artista francese ha rifiutato coscientemente il “naturalismo” di Caravaggio o di Artemisia Gentileschi, preferendo , di contro, la visione più storica e familiare di un Carracci o di un Guido Reni. Nell’ultima parte della sua vita, oltre la produzione di soggetto storico e mitologico, ha anche indagato il paesaggio alla riscoperta della natura e della verità naturale. Una sorta di magica sintesi tra natura, storia e mito, una realtà sospesa, delicata e immobile che svela e fa emergere appieno le grandi potenzialità e qualità creative di questo nuovo Raffaello francese. Uno degli artisti del primo seicento, considerato di grande talento in quel tempo era certamente Pietro da Cortona, con una intensa produzione pittorica che si caratterizzava per le grandi dimensioni e anche per il senso monumentale e spettacolare. La differenza tra i due artisti sta tutta in questa non monumentalità barocca di Poussin, preferendo all’eclatante “gigantismo monumentale” la feconda e intima immaginazione, atta a far emergere e evidenziare positivamente ” le assorti e struggenti passioni dell’anima”. Le sue invenzioni sono semplici racconti di favole antiche, attente e nel contempo rigorose, improntate ad una esecuzione struggente ma sempre intima e autentica. Stendhal scriveva: “ Poussin, per realizzare i suoi paesaggi, trasporta l’anima nella dimensione del sogno; è in questi luoghi lontani così nobili, che si può ritrovare quella felicità che ci sfugge nella realtà”. Anche in questa mostra a Roma, l’artista francese continua sorprenderci e a stupirci positivamente. Una visione incantata che nasce dall’incessante desiderio di appropriarsi dell’antico e decantarlo poeticamente in delicata e soffusa nostalgia. In questo senso, la sua opera segue ormai precisi binari, decisamente opposti alla visione barocca. Tutta la sua produzione creativa nasce da un attento e sofferto equilibrio compositivo che nello stesso momento che appare s’incarna in delicata e pregnante presenza. Persino il dramma della tragedia classica, viene con rigore “addomesticato” in una sorta di ordinata e sofferta azione poetica. In fondo, l’arte per Poussin non è altro che un connubio rigoroso e privilegiato tra gentil poesia, ragione, sensibilità e persino di lievità dei sensi; tutti elementi presenti e visibili in qualsiasi opera pittorica di questo straordinario e geniale artista romano della Accademia dei Francesi. Dopo Villa Medici, la retrospettiva proseguirà anche per Bordeaux e infine giungerà a conclusione a Parigi, nel 2012.
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